Una madre separata ed il nonno materno sono stati condannati in appello il 14 aprile 2010 per il reato di maltrattamenti in famiglia (articolo 572 del Codice Penale). Estraiamo la notizia da blitzquotidiano:
[…] La vicenda si è svolta alle porte di Ferrara ma da anni si trascina fra tribunali dei minori, servizi sociali e denunce e controdenunce, attivate dai magistrati e dal padre del bambino, separato e del tutto isolato e allontanato dalla famiglia, per volere dei nonni e madre che raccontavano al bimbo che il padre non lo voleva o che lo voleva allontanare da loro per metterlo in una comunità di handicappati.
Ancora oggi il ragazzino, che ha 13 anni, ha problemi nel camminare e correre (fino all’età di sette anni non sapeva nemmeno fare le scale), da poco riesce a mangiare da solo ma non in mensa mentre quando era piccolo gli davano la merenda spezzettata. E non va mai in bagno a scuola, perché deve fare i propri bisogni solo a casa propria.
Il padre, che in dieci anni lo ha potuto vedere di nascosto solo tre volte, da dieci anni sta denunciando i fatti che hanno portato per due volte il Tribunale dei Minori e i servizi a tentativi di allontanamento.
La VI Sezione Penale della Cassazione con la sentenza n. 36503 del 10 ottobre 2011 ha confermato la condanna a 16 mesi, come riferisce il quotidiano Leggo:
[…] Il regime instaurato dalla madre e dal nonno aveva finito anche per cancellare del tutto la «figura paterna». Al padre separato del piccolo venivano impediti gli incontri con il bimbo. Anche il cognome paterno era stato soppresso e il bambino rispondeva all’appello con il cognome della madre. È ancora in corso un altro processo, sempre nei confronti di mamma e nonno, per la tranche di maltrattamenti successiva, dal 2004 al 2008.
e JusticeTV:
Il bambino non poteva frequentare i propri coetanei, nè andare a scuola con assiduità inoltre, la figura paterna veniva prospettata come negativa e violenta fino ad imporgli di farsi chiamare con il cognome materno. Per questa ragione il tribunale li aveva condannati alla pena di un anno e 4 mesi.
Il Gazzettino riferisce che incredibilmente il bambino è ad oggi ancora in mano a chi è stato condannato per averlo maltrattato:
Dopo che la mamma e il nonno sono stati condannati il bambino vive ancora con loro, denuncia l’avvocato del padre, Heinrich Stowe, che ricorda che il suo cliente, quello che «per legge dovrebbe essere il tutore unico del bambino non lo vede, non lo può abbracciare, non può nemmeno fargli un regalo per il compleanno o per Natale. La giustizia sulla carta ha fatto tutto il possibile, se non di più (arrivando a tentare l’allontanamento del bimbo, poi annullato, addirittura all’arresto del nonno, mai attuato, ndr). Però non ci si è mai avvicinati alla soluzione del caso nè sono state trovate soluzioni intermedie. Il padre oggi ha l’assoluta patria potestà su suo figlio, visto che la madre è decaduta con giudizio definitivo come figura genitoriale, e il giudice tutelare ha affidato il bambino al padre che è l’unico ad avere l’esercizio della genitorialità, ma non riesce ancora oggi vedere suo figlio: firma le pagelle a scuola, ha i contatti con i professori, ma non può incontrarlo, perchè l’altra famiglia lo nega».
Il giornale locale Estense riferisce di un secondo processo con condanne più pesanti per fatti successivi, che coinvolgono l’alienazione genitoriale:
A queste causa se ne assomma una seconda, definita in primo grado sempre a Ferrara, che ha visto nell’aprile 2010 il giudice emettere una maxi condanna per la madre (tre anni), il nonno (tre e mezzo) e questa volta anche la nonna (due anni).
In termini tecnici la giurisprudenza introduce con questa sentenza la PAS, sindrome da alienazione parentale. “Queste condotte di sottrazione della figura genitoriale – prosegue Stove – vengono così equiparate giuridicamente a una violenza, a un maltrattamento. E lo stesso vale per le condotte omissive, come impedire al figlio di vedere il padre o impedirgli di socializzare”.
La notizia è apparsa sui telegiornali, con toni da alcuni ritenuti gravemente superficiali:
Madre separata condannata per maltrattamenti | Comunicazioni di Genere
[…] e gli addetti ai lavori colgono la gravità di quanto subito dal bambino (si veda ad esempio alienazione.genitoriale), la stampa generalista minimizza e quasi ci scherza su, parlando di “condanna per troppo […]
Marco G****
sono messo uguale………per un padre nessuno fa niente . Perchè
ILARIO
Sono anch’io un padre separato e nonostante ho fatto tante denunce perchè mio figlio che (è molto attaccato a me)purtroppo sta contro il suo volere quasi sempre con la mamma,insieme agli zii malati mentali che maltrattano picchiando mio figlio,mentre la mia ex moglie non muove un dito.Come mai la giustizia italiana non prende nessun provvedimento ed i giudici che dovrebbero fare rispettare la legge se ne fottono. Mi auguro che in futuro succeda a loro quello che sto passando io.
enza landolina
Io sono una mammaerocon gli stessi problemi ,non so piu a chi rivolgermi i servizi sociale mi dicono di avere pasienza pero’ nel frattempo i nonni le fanno il lavaggio del cervello verso di me aiutatemi a capire.
Irina
la stessa situazione….sono russa e la situazione ancora peggio.. mio marito psicopatico, non ho visto il mio figlio per 10 mesi, lo mette contro di me dicendo che sono una pu…. ma i giudici e servizi sociali sono tutti a parte sua!! Sono disperata e non so dove ancora rivolgermi