Questo blog tratta del fenomeno dell’alienazione parentale. Si tratta di una cosa diversa dal fenomeno delle false accuse di abuso sessuale sui minori.
A partire da fine giugno 2019 i mass media si sono occupati del caso Bibbiano, cioè dei bambini tolti alle famiglie con false accuse (che secondo gli inquirenti sarebbero state sostenute dagli operatori mediante suggestioni e manipolazioni psicologiche sui bambini). Abbiamo quindi dedicato alcuni post del blog alla vicenda, mostrando come il metodo di Bibbiano sia lo stesso dell’alienazione parentale (cfr ad esempio qui e qui).
E’ necessaria però una precisazione a questa argomentazioni: l’alienazione parentale non coincide con le false accuse di abuso sessuale fatte da un genitore all’altro. Ovvero, non tutti i casi di alienazione parentale includono una falsa accusa di abuso sessuale, ma solo una parte di essi. Si potrebbe dire che si tratta di due insiemi che si intersecano. Infatti il meccanismo più comune per indurre l’alienazione parentale consiste nel denigrare pesantemente l’altro genitore, senza però arrivare fino ad accusarlo di fatti gravi come l’abuso sessuale. Ma in certi casi la falsa accusa di abuso sessuale viene usata per alienare i figli.
In che senso quindi il metodo di Bibbiano è lo stesso dell’alienazione parentale? Questa connessione viene spiegata bene dal prof. Gulotta in un’intervista rilasciata il 12 luglio 2019 a La Verità. Gulotta esemplifica il meccanismo di suggestione sul bambino proprio partendo da un caso di separazione conflittuale. E sottolinea come i sostenitori del “metodo Bibbiano” siano anche i più strenui negatori dell’esistenza dell’alienazione parentale. Gullotta ha buon gioco a mostrare da che parte sta la comunità scientifica, citando le migliaia di articoli che parlano dell’alienazione parentale.
«Un modello sbagliato.
Trova violenze anche se non ci sono»
Intervista a Guglielmo Gulotta di Francesco Borgonovo
(12.7.19) — Avvocato, psicologo, psicoterapeuta, docente universitario. Guglielmo Gulotta è un’autorità in materia di minori, ed è la mente dietro la Carta di Noto, importante strumento chi opera nel campo dell’abuso sessuale sui ragazzini. I professionisti che si riferiscono alla Carta di noto vengono spesso presentati come i «grandi avversari» del Cismai, i cui componenti, negli anni, non hanno risparmiato critiche pesanti. Gulotta, però, la vede un po’ diversamente.
«Sono riusciti a far credere, e molti magistrati ci hanno creduto, che esistessero due scuole di pensiero», spiega. «Una che fa capo a quelli che sono i “pratici” dei Centri di tutela del bambino, l’altra che fa riferimento agli accademici e a qualche professionista. Ma così non è».
Gli «accademici» sareste voi della Carta di Noto.
«In realtà la Carta di Noto è nata proprio per rispondere a un’esigenza degli operatori ed è il precipitato della letteratura scientifica internazionale. Dall’altra parte, invece, si fanno documenti, lezioni, conversazioni che partono da una premessa non provata: che gli abusi sessuali nei confronti di bambini anche piccoli in ambito famigliare siano comuni. È un fenomeno, si dice, diffuso e che non è facile da scoprire, anche perché spesso i bambini sono minacciati, sono reticenti e anche quando ritrattano non c’è da fidarsi. Quella sugli abusi diffusi, tuttavia, è una profezia che si auto avvera».
Cioè?
«Mi spiego. Sulla base di questa premessa non provata, molti Centri – non dico tutti, ma molti – anche in buona fede, intervistano i bambini con domande suggestive quali “cosa ti ha fatto il papà?” (e quindi qualcosa deve avergli fatto), “dove ti ha toccato?” (e quindi da qualche parte deve averlo toccato). E il risultato è che trovano in segni equivoci la prova del fatto che sono di fronte a un abuso».
Facciamo un esempio concreto.
«Marito e moglie sono in conflitto. La bambina ogni tanto passa del tempo con il padre separato. Dopo uno di questi incontri torna ed è un po’ arrossata nelle parti genitali. La mamma chiede “chi è stato?” o “che cosa è successo?”. Non porrebbe queste domande se avesse un foruncolo sul naso o un lobo arrossato. La bambina risponde come può, la mamma teme che “qualcosa” sia successo. Non è detto che la mamma voglia calunniare: è preoccupata. Anche perché può pensare che il marito, il quale magari l’ha tradita con una donna più giovane, sia capace di tutto. Così madre e figlia si recano in un Centro. E lì trovano qualcuno impreparato che, partendo dalla premessa che gli abusi siano comuni, riscontra che qualcosa è successo. In sostanza, la premessa diventa provata perché qualcuno – partendo da un presupposto errato – continua a riscontrare che ci sono abusi. Anche se non ci sono quasi mai tracce di tipo fisico che questi abusi li dimostrino».
I vostri contestatori (quelli che fanno riferimento al Cismai, tra gli altri) dicono che voi difendete i pedofili.
«Hanno detto anche che la Carta di Noto è qualcosa che abbiamo prodotto per aiutare i nostri clienti accusati di queste malefatte. Però sono state prodotte, nel 2010, le Linee guida nazionali, che dicono praticamente le stesse cose, con la partecipazione di due rappresentanti per ogni associazione scientifica: Società italiana di criminologia, Società italiana di medicina legale, Società italiana di neuropsichiatria infantile, Società italiana di Neuropsicologia, Società italiana di psichiatria, Società di psicologia giuridica. Hanno addirittura sostenuto, taluni, che il gruppo che afferisce alla Carta di Noto prende queste posizioni per lucrare professionalmente. Ancora si dimostra come, oltre tutto, ragionano illogicamente. L’indignazione che insorge per le pratiche che abbiamo criticato, tende a scoraggiare la diagnosi di falsi abusi, il che dovrebbe far diminuire il nostro lavoro professionale».
Resta che non tutti gli abusi sono inventati.
«Ovviamente i pedofili ci sono. E nessuno nega che esista l’incesto. Ma qui stiamo parlando di casi in cui sono coinvolti bambini piccoli e c’è di mezzo un conflitto famigliare. C’è addirittura chi dice che non esista il meccanismo chiamato alienazione genitoriale, cioè la manipolazione psicologica che un genitore fa del bambino contro l’altro genitore. Ci dicono che l’alienazione parentale non è riconosciuta dal Dsm. Ma nemmeno lo stalking o il mobbing lo sono. Significa forse che non esistono?».
Esiste una letteratura scientifica su tutto ciò?
«Quando dico che la Carta di Noto è il precipitato di tanto sapere, invito ad andare su Google Scholar, che dà conto della produzione scientifica in relazione a differenti argomenti. Si può vedere come ci sono 141.000 pubblicazioni che parlano delle domande ai minori vittime, 41.800 articoli sulla alienazione parentale e 23.400 pubblicazioni sulla suggestionabilità dei bambini. I nostri protocolli estraggono da tutta questa letteratura dei principi utili per i professionisti. Coloro che non tengono conto dei protocolli prodotti, conoscono questa letteratura?».
Francesco Borgonovo
Fonte/Credits: La Verità 12 luglio 2019
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