Doppia Difesa sta sensibilizzando l’opinione pubblica a favore dei bambini vittime di alienazione genitoriale:
«molte volte i bambini sono strumentalizzati da un genitore ai danni dell’altro: questo fenomeno – definito “alienazione parentale” – vede come genitore alienato non solo il padre, ma spesso anche la madre. Riteniamo fondamentale far capire che i bambini vengono prima di tutto: noi abbiamo il dovere di tutelarli, e loro hanno il diritto di essere tutelati»
Tale campagna ha fatto arrabbiare i negazionisti di questo abuso sull’infanzia. I centri anti-violenza di stampo femminista, riuniti nell’associazione DIRE hanno attaccato chiedendo il taglio dei fondi a Doppia Difesa. Le femministe DIRE sostengono che:
Il Ministero della Sanità, a seguito dell’interpellanza parlamentare n. 2-01706 del 16 ottobre 2012, seduta n.704 ha chiarito che “Sebbene la Pas sia stata denominata arbitrariamente dai suoi proponenti con il termine disturbo, l’Istituto superiore di sanità non ritiene che tale costrutto abbia né sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca…».
Si tratta di una interpellanza IDV a cui ha risposto un altro politico IDV, «il sottosegretario alla Salute, Adelfio Cardinale, è imputato a Bari. […] Le accuse per Cardinale, di cui è stato richiesto il rinvio a giudizio, sono pesantissime: truffa, falso ideologico e usurpazioni di funzioni pubbliche» [Fonte l’Espresso, «Sottosegretario con truffa»].
La Corte di Cassazione stessa nel 2013 è ritornata sulla questione precisando che la PAS non gode di nessuna validità scientifica (Cass. Pen. n. 7041 del 20/03/2013).
Sebbene le sentenze siano, nella quasi totalità favorevoli alla protezione dei bambini dall’abuso della PAS, una giudice ha l’8 marzo 2013 sentenziato a favore della protezione di un bambino da un padre alienante ed il 20 marzo 2013 sentenziato contro la protezione da una madre alienante. Tale difformità è stata portata all’attenzione della Corte Europea per i Diritti Umani insieme agli articoli di stampa che così descrivono l’operato di tale giudice: «Maria Gabriella Luccioli […] a colpi di sentenze, ha praticamente riscritto il diritto di famiglia. Tutto e sempre in nome e in favore delle donne», «C’è chi dice, con un po’ di esagerazione, che la Cassazione sta diventando femminista».
Anche il Comitato CEDAW (Onu) nel 2011 ha invitato le autorità italiane ad arginare l’utilizzo nei tribunali di riferimenti alla “discutibile teoria della PAS” per limitare la genitorialità materna (Comitato CEDAW, 2011, paragrafo 51).
CEDAW è uno dei comitati femministi dell’ONU, noto per opporsi all’affido condiviso. La Coalizione per i Bambini e le Famiglie ha così descritto l’operato di una delle femministe CEDAW: «lavora per […] privare i bambini dei loro papà, ridurre i papà a visitatori un’ora a settimana […] è una delle più vocali oppositrici dell’affido condiviso. Attivamente invita ad usare i bambini per estorcere denaro dai padri. […] Non ha problemi ad invitare le donne ad impedire i contatti con i papà come ricatto per ottenere più mantenimenti. […] Incoraggia le donne a fare false accuse di violenza domestica».
Sussistono altri motivi per i quali lo stato dovrebbe tagliare i fondi ai centri anti-violenza DIRE. Infatti essi aiutano solo donne, infischiandosene dell’art. 3 della Costituzione ed agendo in base alla falsa e calunniosa ideologia femminista secondo cui le donne sarebbero vittime e gli uomini violenti.
Gli attacchi contro Michelle Hunziker e contro Giulia Buongiorno di DoppiaDifesa ricordano quanto già accaduto all’estero, dove le donne che negli anni 70 fondarono i centri anti-violenza con buone intenzioni (Erin Pizzey in UK, Anne Cools in Canada, etc) testimoniano che femministe si impadronirono di tali strutture (Erin Pizzey addirittura subì falsi allarmi bomba, minacce ai figli e l’uccisione del cane e fuggì all’estero), trasformandoli negli attuali centri per sole donne:
«Il movimento femminista ovunque ha distorto il problema della violenza domestica per i propri fini politici e per riempirsi i portafogli. Mi stupii dell’organizzazione e delle palate di soldi che giravano. Vidi le femministe costruire le loro fortezze di odio contro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in tali rifugi. Osservai i “gruppi di consapevolezza” progettati per plagiare le donne e far loro credere che i mariti fossero nemici da sradicare. Vidi che i padri ed i bambini venivano perseguitati negando i loro diritti. Per 20 anni, senza alcuna opposizione, questo impero del male ha conquistato posizioni di potere».
Erin Pizzey, fondatrice dei centri anti-violenza caduti in mano al femminismo
L’operato dei centri anti-violenza femministi in Canada è stato così descritto dall’Osservatorio CanadaCourtWatch:
«Alcuni centri indirizzano le donne verso avvocate lesbiche o femministe radicali o note per essere non etiche ed odiatrici di uomini. Spesso questa specie di avvocate ricorrono ad ogni sporco trucco per aiutare le donne a distruggere i loro matrimoni ed il legame dei bambini con i loro padri. Alcuni bambini piangono perchè vogliono vedere i loro papà, ma contatti significativi con i papà vengono loro proibiti contatti anche in assenza di accuse o altri motivi etici o morali. In alcuni casi, le operatrici assistono le donne nell’impedire ai figli i contatti con i loro papà in violazione di dispostitivi dei Tribunali. I diritti dei bambini vengono spesso violati detenendoli a forza in tali centri contro la loro volontà ed in alcuni casi impedendo loro anche contatti telefonici con i loro padri. Si permette a donne molto violente con precedenti penali di abusi contro i loro mariti e figli di alloggiare nei centri insieme ai bambini. Molte delle donne ospitate ed alcune delle operatrici hanno problemi psicologici e sono più violente degli uomini che hanno lasciato. Molte operatrici sono donne che si dicono abusate e che odiano gli uomini. Ai bambini vengono mostrati filmati contenenti scene con uomini che picchiano le donne e subiscono un lavaggio del cervello volto a far loro credere che solo i padri siano violenti».
L’operato dei centri anti-violenza femministi in UK è stato così descritto dal politico Neil McEvoy:
«È il momento che la gente abbia il coraggio di affrontare il fatto che abbiamo finanziato con soldi pubblici l’abuso sull’infanzia. Alcuni centri supportano le madri che violano le sentenze. Inoltre questi gruppi offrono quello che è chiamato “supporto senza giudizio”, che essenzialmente consiste nel credere ed agire sulla base di qualunque accusa. Le denunce vengono inviate alle agenzie senza alcun controllo. Di fatto vengono scritte false accuse.»
L’operato dei centri anti-violenza femministi in USA è stato così descritto da un giudice:
«La violenza domestica è stata politicizzata. Obbligano noi giudici a frequentare corsi di “consapevolezza” dove veniamo arringati da “esperte” femministe. Ero membro del consiglio del locale centro anti-violenza. Sono rimasto scioccato dai pregiudizi anti-maschili delle signore che dirigono il centro. L’unica soluzione per loro è allontanare dal maschio cattivo».
Una ex volontaria aggiunge:
L’operato dei centri anti-violenza femministi in Germania è stato così descritto dal sociologo Gehrard Amendt
«Lo stesso nome di “centri anti-violenza per donne” implica la disastrosa ideologia del femminismo radicale, dove le relazioni fra uomini e donne sono cristallizzate nel loro status di violento e vittima. Le donne sono sempre innocenti e gli uomini sempre colpevoli. Tali centri perpetuano la distruzione della comunicazione fra i membri della coppia come progetto politico. Per i loro fini, le donne vengono manipolate a considerarsi vittime e gli uomini vengono denigrati come genere. Violano l’etica dell’assistenza sociale, in quanto la professionalità non è il loro scopo. Al contrario, si auto-definiscono di parte, che significa vedere le donne come vittime del potere maschile e della maggioranza indifferente. L’etica professionale è stata deliberatamente rimpiazzata dall’ideologia politica. Questo dà loro un senso narcisistico di superiorità morale sul resto del mondo.
Le conclusioni sono ovvie.
I centri basati sull’ideologia femminista non sono più necessari. Le famiglie con problemi di violenza hanno invece urgente bisogno di una rete di centri di ascolto che possano fornire aiuto non politicizzato e non sessista a tutte le persone».
[Die Welt, “Why Women’s Shelters Are Hotbeds of Misandry”]
Lo stato non deve permettere a femministe di intervenire nelle separazioni chiudendo bambini nei loro centri privandoli dei loro papà. Quando dopo anni questi papà riescono a dimostrare la falsità delle accuse subite, i figli sono vittime di alienazione genitoriale e le femministe cercano di negare che questo è un abuso su minore. Lo psichiatra prof. Richard Alan Gardner ha così spiegato perché il fanatismo femminista è pericoloso per i bambini:
«Il movimento femminista include una grande varietà di donne, un continuo dalle più sane e ragionevoli fino alle più fanatiche. […]. Quale modo migliore di spargere veleno contro gli uomini che sistematicamente programmare un bambino — per settimane, mesi, o anche anni — fino a fargli credere che il papà è un individuo detestabile che merita i trattamenti più vili e sadici». (da “Sex Abuse Hysteria: Salem Witch Trials Revisited”, pag. 528)