Gentile dottoressa Makner,
è da un po’ di tempo che volevo scriverle. Sono una mamma disperata che tenta di riallacciare il rapporto con la figlia. La mia vita si è fermata nel gennaio del 2013, quando mia figlia se n’è andata di casa. Non so cosa sia successo e cosa le abbiano raccontato di me ma non riesco ad avvicinarmi nemmeno per parlarle.
Con suo padre ci siamo separati tanti anni fa. Lui non mi ha mai perdonato di averlo abbandonato, accusandomi anche di non essere una madre adeguata. Purtroppo la perdita del lavoro e varie vicissitudini sono state per lui la “palla al balzo” per mettermi contro la figlia, che nel frattempo era andata a vivere con lui. Gli ho chiesto mille volte di aiutarmi a rimettere in sesto il rapporto che mi sta a cuore più di qualsiasi cosa al mondo, e lui di rimando mi ha mandato lettere di avvocati citandomi penalmente. Naturalmente essendo io una brava persona, non ha potuto fare nulla. Quando mia figlia viveva con me era una persona con tutte le migliori doti che una ragazza può avere, gentile educata, bravissima a scuola e io la mamma più fortunata della terra. Questo sogno si è infranto lasciando solo una grande tristezza. Io vivevo per lei, era tutto per me, la persona più importante. Ora so che studia ma non so niente altro, perché non mi rende partecipe della sua vita e avvicinarmi è impossibile come oggi con scene da panico e urla in mezzo alla strada. Non merito di essere trattata in questo modo anche perché sono una persona normale con alle spalle una famiglia normale, delle brave persone. Ci vorrebbe poco per andare tutti d’accordo e vivere questi giorni terreni in armonia e pace, purtroppo ci sono persone che non hanno di meglio da fare che litigare e aizzare, ma poi la domenica non mancano mai alla Messa per salvare la faccia. Non so se riuscirò a smettere di cercarla e di vederla in tutte le ragazze che girano in città e anche se lei si comporta in modo strano per me sarà sempre la Stella che illumina la mia strada, l’ultimo pensiero della sera e il primo del mattino.
Daniela
Lettera pubblicata nella rubrica “Ragione e sentimento”, 17 novembre 2014
Fonte/Credits: http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/
Massimo Rosini
purtroppo è l’ennesimo caso …. la nostra associazione Figli per Sempre Trentino Alto Adige è nata su queste problematiche terribili. Che purtroppo sembrano chiare a tutti meno che a chi di dovere… I figli hanno bisogno di mamma e papà …il genitore che non lo capisce ed addirittura ostacola i rapporti con l’altro commette una violenza psicologica terribile. Massimo Rosini Vicepresidente di Figli Per Sempre TAA
Antonella Camerlingo
Ho il tuo stesso problema….sono disperata e cerco persone come me per poter condividere il dolore e magari farsi forza a vicenda…scrivimi mi faresti felice…antonellacamerlingo@gmail.com 🙁
Alfina
Leggere queste parole che potrebbero essere anche le mie… Mi commuove !
stefania
Signora Daniela,
Posso comprendere molto bene il suo vissuto sebbene la mia storia sia diversa e forse meno drastica della sua. Io infatti vedo ancora mio figlio qualche giorno in settimana, ma tendenzialmente sono nella posizione di chi quasi deve combattere ogni settimana per assicurarsi una presenza minima. Capisco cosa sia il logorarsi per non avere più molta influenza nella crescita del figlio e quanto possa essere straziante soprattutto quando la figura significativa del padre diviene oppositiva. Consideri però che per quanto negativa sia la situazione, in parte questa è un esigenza di sua figlia, ovvero, l esigenza di staccarsi da lei nei termini di ciclo evolutivo verso l età adulta. Le consiglio di avvisare sua figlia che quando vorrà la porta di casa sarà sempre aperta e non insistere nel cercarla, correrle dietro, affannarsi. Questo peggiora solo la situazione. Ho letto figli divisi di Baker, ho trovato una serie di consigli utili per affrontare questo dramma. È passeggero, può durare molto e richiede molta forza. Ma sono convinta che quella fatica sarà ripagata. Le consiglio di pensare a se stessa, di iniziare a dedicare la vita con sano egoismo a lei come donna; come mamma ha dedicato tutti gli anni passati alla crescita di sua figlia, le ha fornito le basi per evolversi e crescere. Ora probabilmente fa parte anche del conflitto che sua figlia, deve vivere. Sarà sua figlia un domani a comprendere le dinamiche, a capire la manipolazione del padre, ma per ora non è abbastanza forte ne pronta per comprenderlo. Lei invece signora, non deve lasciarsi andare, deve trovare energie creative per sé, non si lasci logorare da quella rabbia dolore perdita che sembra un lutto. Lasci la porta aperta a sua figlia, sarà lei stessa a tornare quando sarà il momento. Detto questo, sebbene la giustizia segua la volontà del minore (che in questi casi si affida al genitore alienante), sono dell idea che dovrebbero esserci delle misure di tutela per il genitore alienato e un servizio obbligatorio sia per il genitore alienato che per il genitore alienante di mediazione e correzione delle dinamiche deviate che si instaurano in questi dilemmi.
batman
Apprezzo l’incoraggiamento, ma invito alla prudenza nel prevedere che la situazione rientrerà. Lo stesso libro della Baker che lei cita parla di persone adulte che hanno capito di essere state alienate solo dopo la morte del genitore alienante. Non è una fase della crescita, è una situazione totalmente anormale e determinata dall’esterno, e spesso non passa da sola. Questo si deve sapere. Poi ognuno ne potrà trarre le conclusioni che ritiene più opportune.
stefania
Si concordo, il processo di consapevolizzazione dell alienazione può non avvenire o avvenire molti anni dopo. Bisogna discernere le componenti, valutare il grado di intensità, a che età avviene e non peggiorare le cose alimentando ulteriormente da sé l alienazione. Ma rimane il fatto che la persona, donna, madre, padre che sia non può rinunciare a stare bene e affondare negli abissi. Per questo misure di intervento sarebbero auspicabili.
Cristina
È sorprendente quanti genitori stanno vivendo lo stesso dramma, mi ci ritrovo in tutto, ho vissuto varie fasi, “mamma cattiva papà aiutami” “me ne vado non torno più e non cercarmi più ” “sono tornato ma faccio quello che mi pare” “me ne vado mi hai rovinato la vita per 15 anni” ….. Sin dai primi tempi della mia separazione ho sempre sospettato questo tipo di atteggiamento , mi ci sono voluti due anni di terapia per averne la conferma. Purtroppo non c’è una medicina e nemmeno una regola, ho somatizzato questo dolore che è simile al lutto ma grazie al cielo non lo è; non ho mai smesso è mai smetteró di amarlo, non mi faccio aspettative continuo a vivere la mia vita con un pezzo di cuore spezzato ma vivo. Vivo per me , per gli altri miei due figli e per il mio compagno che vive passivamente questa situazione. Mia madre mi diceva sempre i tuoi figli non saranno mai tuoi e come sempre aveva ragione….voglio solo sperare che lui stia bene e che alla fine riesca a crescere ed essere ugualmente felice anche senza di me.