Una recente sentenza della Corte di Cassazione sez. Civile fissa un nuovo principio di grande rilevanza per la decisione delle controversie sulla gestione dell’affidamento dei figli dopo la separazione dei genitori. Nel 2018 un padre aveva fatto ricorso al Tribunale di Siracusa per chiedere i danni alla ex che gli negava l’accesso al figlio. I giudici gli hanno dato ragione e hanno condannato la donna a risarcire 34.317,15 euro.
Ovviamente c’è stato un immediato ricorso alla Corte di Appello, che il 2 marzo 2020 ha confermato la condanna per danni. Ma invece di pagare la donna ha chiesto ai suoi legali di ricorrere in Cassazione. Con la pubblicazione della sentenza n, 34560/23 (Pres. Travaglino, Rel. Spaziani) il 12 dicembre 2023 la condanna per danni è diventata esecutiva, la madre dovrà pagare la somma di denaro per risarcire il padre di suo figlio.
Facciamo due conti: il figlio era minore all’epoca dei fatti e all’epoca della sentenza di primo grado. Poniamo il caso che avesse 10 anni nel 2018. Ma per arrivare alla sentenza di primo grado certamente non saranno bastati pochi mesi; facciamo un’ipotesi ottimistica sulla durata del procedimento di primo grado: 8 mesi. Quindi l’impedimento alla frequentazione del figlio minore era in atto da quando lo stesso aveva circa 9 anni. Ora mandiamo avanti il nastro della vicenda: quanti anni aveva il figlio al momento della sentenza di Appello? Il conto è facile, aveva circa 12 anni. E al momento in cui la decisione è divenuta definitiva in Cassazione? Facciamo 12+3 e otteniamo 15. Tutto questo, ovviamente, se è valida l’ipotesi che il figlio avesse 9 anni al momento dell’avvio della controversia sull’affido. Dai 9 ai 15 un bambino diventa adolescente e se questo padre non ha potuto vederlo per tutto questo tempo non sarà facile recuperare i contatti.
D’altra parte la sentenza del 2018 non riguardava il fatto in sé della privazione dei rapporti con il padre, ma il risarcimento del danno causato dalla condotta illecita della madre all’ex marito. Nel merito il ricorso in Cassazione era basato sulla asserita violazione del diritto del bambino ad essere ascoltato dai giudici. I magistrati della Suprema Corte hanno analizzato la questione e hanno stabilito che il minore non era parte nel processo che riguardava i diritto dei suoi genitori divorziati e non doveva essere sentito.
File PDF: cassciv_34560_23.pdf
Fonte: https://psicologiagiuridica.marcopingitore.it
16 dicembre 2023