L’ordine degli psicologi della Lombardia interviene nel dibattito sulla Pas e richiama l’esigenza di proteggere i minori dagli effetti della conflittualità tra genitori
(14.6.2021) I minori vanno protetti dagli effetti che una esasperata conflittualità tra genitori separati può produrre su di essi. Il dibattito in corso sulla sindrome da alienazione genitoriale o parentale (Pas), alimentato anche da alcune forzature mediatiche, rischia di generare strumentalizzazioni del rapporto genitori-figli, a scapito delle nuove generazioni.
Per questo, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL) intende portare il suo punto di vista.
Nei giorni scorsi un’ordinanza della Corte di Cassazione cita il «controverso fondamento scientifico della sindrome PAS cui le CTU hanno fatto riferimento senza alcuna riflessione sulle critiche emerse nella comunità scientifica circa l’effettiva sussumibilità della predetta sindrome nell’ambito delle patologie cliniche».
La sindrome da alienazione genitoriale o sindrome da alienazione parentale (PAS, Parental Alienation Syndrome) è una controversa dinamica psicologica disfunzionale che, secondo le teorie del medico statunitense Richard Gardner, si attiverebbe sui figli minori coinvolti tanto in contesti di separazione e divorzio dei genitori, definiti conflittuali, quanto in contesti di presunta violenza intrafamigliare. La PAS è oggetto di dibattito ed esame ― sia in ambito scientifico sia giuridico ― fin dal momento della sua proposizione nel 1985; essa non è, infatti, riconosciuta come un disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica e legale internazionale, fatta eccezione per alcune sentenze del 2010 e del 2011 pronunciate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.
L’Ordine degli Psicologi della Lombardia, proprio per contribuire in un’ottica costruttiva al dibattito pubblico in corso sul tema della PAS, ritiene utile sottolineare che – indipendentemente dallo statuto scientifico di tale sindrome – i tentativi di strumentalizzazione della relazione con uno o più minori da parte di un genitore a danno dell’altro rappresentano purtroppo un’esperienza professionale riscontrata sia dagli psicologi forensi, specialmente nei procedimenti di affido caratterizzati da alta conflittualità, sia dai colleghi che si occupano di clinica e psicoterapia.
Da anni infatti ci si occupa della conflittualità genitoriale post separazione arrivando ad identificare situazioni molto specifiche e diffuse di grave conflittualità.
In queste situazioni i genitori, al termine del progetto familiare, iniziano una battaglia che coinvolge tutto e tutti: i ricordi, gli oggetti, i beni delle famiglie di origine, le relazioni amicali e certamente anche i figli.
In questi casi i figli rappresentano in parte il progetto familiare fallito e vengono utilizzati per ferire o “vincere” l’ex-partner. La contesa relazionale diventa aperta e incurante degli effetti collaterali possibili o manifesti anche al più comune buon senso.
L’Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL) infine, non intende in alcun modo entrare nel dibattito sull’eventuale esistenza, scientificità e definizione della cosiddetta PAS (parent alienation syndrome) – operazione questa che spetta alla comunità scientifica internazionale – ma intende sottolineare che l’esito di tale dibattito non dovrebbe in alcun modo essere utilizzato nel tentativo di negare l’esistenza di situazioni gravemente pregiudizievoli dello sviluppo psichico e relazionale dei minori coinvolti in procedimenti di separazione e/o affido.
«L’OPL intende contribuire a mantenere l’attenzione del pubblico sul delicato e complesso lavoro necessario a costruire il più alto grado di benessere per i minori e le loro famiglie in ogni fase del loro ciclo di vita, dunque anche nei procedimenti di separazione e di affidamento» ha dichiarato Laura Parolin, presidente OPL (nella foto)
«Nelle separazioni altamente conflittuali è imprescindibile una valutazione attenta e imparziale degli equilibri relazionali tra i membri della famiglia – in primis per accertare l’assenza di qualunque forma di violenza, maltrattamento o abuso intrafamiliare – e conseguentemente per fornire al giudice un quadro utile all’assunzione di provvedimenti promossi da una buona comprensione del funzionamento di quel sistema familiare specifico. Polarizzare il dibattito pubblico attorno alla “PAS” rischia di mettere in secondo piano la questione più importante: la resistenza o il rifiuto di un minore a incontrare uno dei genitori è un grave indizio di disagio relazionale e un fattore di rischio evolutivo la cui comprensione deve essere al centro di ogni intervento clinico, sociale e giuridico» ha aggiunto Davide Baventore, vicepresidente OPL.
14 giugno 2021
Fonte/Credits: www.liberoquotidiano.it
Rita
Peccato che una vostra iscritta non l’abbia rilevata e abbia sentito i miei figli in modo irrituale. Ora le sbatterei in faccia la mia assoluzione da false accuse e le perizie sulla manipolazione dei miei figli. Ve l’ho segnalata (anche consigliata dal dott. Grimoldi)… non avete fatto nulla.
batman
Attenzione, questo blog non è in alcun modo collegato con l’Ordine. Abbiamo rilanciato una notizia presa da Internet.
Roberto
Sono un papà separato da poco tempo mio figlio di 9 anni non vuole più trascorrere del tempo con me e nemmeno fare ciò che prima si faceva in modo del tutto normale direi(essere accompagnato agli allenamenti al catechismo ecc..) quando lo sento al cellulare subito vuole finire la conversazione tranne quando mi dice “sono andato coi nonni mi hanno regalato le scarpe” e così via..