Le cause per i figli intasano i tribunali, serve una riforma – Studio Grolla 18.4.21

Tra gli obiettivi del Governo Draghi, oltre alla gestione efficace della pandemia, spicca anche la possibilità di rivedere la complessa riforma del processo civile, e in particolare la parte relativa alla “giustizia familiare”.

Fonte/Credits: https://quifinanza.it/diritti/

Oggi un terzo delle cause civili ordinarie in Italia riguarda separazioni e divorzi (34% al nord – 25% al centro – 27% al sud e isole). Se si aggiungono i ricorsi per l’affidamento dei figli delle coppie di fatto, si arriva al 40%. Numeri importanti che meritano attenzione, soprattutto perché sono spesso coinvolti bambini e ragazzi, che hanno il diritto di vivere e coltivare il rapporto con entrambi i genitori. Purtroppo, spesso ciò non accade.

Perché occorre ripensare alla gestione delle cause familiari in Italia?

Le cause familiari incidono, non solo sul funzionamento dei Tribunali, ma soprattutto sull’intero tessuto sociale: più di 310 mila persone l’anno vengono coinvolte in cause con gli ex coniugi o con gli ex compagni e dunque si trovano impossibilitati a riorganizzare una nuova vita fino alla conclusione del contenzioso.

A livello sociale, concetti come “famiglia allargata” e “bigenitorialità piena” sono sempre più diffusi e accettati. Purtroppo, quando si entra in un Tribunale la loro realizzazione è tutt’altro che scontata e automatica: richiede percorsi lunghi e contenziosi accesi. La complessa gestione di tali cause è costata all’Italia più di una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Una riforma della giustizia familiare, quindi, è necessaria per diversi motivi: per tutelare tutti gli individui coinvolti nelle cause, principalmente i minori, per gestire la reputazione internazionale del nostro Paese e per rendere fluido e snello il lavoro dei Tribunali.

Diritto di Famiglia: su cosa occorre lavorare?

Nonostante l’evoluzione sia a rilento, la giurisprudenza in tema di diritto di famiglia è comunque in continuo mutamento, soprattutto per quanto riguarda alcuni temi “caldi”.

Quali sono? Sicuramente il diritto di visita dei minori del genitore non collocatario e il relativo assegno di mantenimento.

Purtroppo, spesso i minori diventano protagonisti inconsapevoli utilizzati dai genitori collocatari per perseguire specifici fini economici nei confronti dell’ex coniuge o dell’ex convivente, sia esso padre o madre. Quindi occorre assolutamente porre un freno all’uso distorto della genitorialità, tutelando in primis i diritti dei figli coinvolti.

Su questo argomento è recentemente intervenuta anche la Suprema Corte di Cassazione con l’Ordinanza 28273 del Dicembre 2020.

La Corte si è espressa per tutelare il diritto di entrambi i genitori all’esercizio del proprio ruolo genitoriale. Quindi, ha confermato in maniera inequivocabile e granitica che «l’impedire volontariamente di frequentare l’altro genitore può portare, in extrema ratio, alla dichiarazione da parte del Tribunale della decadenza dalla responsabilità genitoriale».

Con ciò, la Corte ribadisce che le dinamiche conflittuali tra ex conviventi non devono in alcun modo comprimere il diritto del minore a vivere e coltivare il proprio rapporto con la madre e con il padre.

In questa affermazione si legge chiaramente la volontà della Cassazione di uniformarsi a quell’orientamento europeo che impone un rigoroso controllo del diritto di visita ed un suo altrettanto rigoroso rispetto.

Diritto alla genitorialità: cosa è successo durante la pandemia?

Come sappiamo, la pandemia da Covid-19 ha avuto numerose conseguenze economiche e sociali e ha fatto emergere in modo chiaro numerose e profonde disuguaglianze presenti nella nostra comunità.

Purtroppo, ha acuito anche i contenziosi in materia familiare. Il silenzio interpretativo delle norme emergenziali (i vari DPCM ora Decreti Legge) ha avuto ripercussioni anche e soprattutto sui minori. Infatti, molti genitori separati e divorziati non hanno gestito l’emergenza pensando primariamente al benessere dei figli, giustificandosi con la paura del contagio o degli spostamenti.

In diversi casi, il Covid-19 è stato usato come strumento utile a scopi “punitivi” nei confronti dell’uno o dell’altro coniuge che si è spesso ritrovato, in nome dell’emergenza sanitaria, a non poter vedere il proprio figlio per lunghi periodi.

Tutti questi elementi sono sufficienti per affermare che serve urgentemente una riforma della giustizia familiare, che dia regole ferree e stabili, al fine di tutelare le fasce più deboli.

In conclusione…

La riforma della Giustizia familiare dovrà passare per una radicale innovazione del processo civile con procedure più snelle, che favoriscano la conciliazione rispetto al contenzioso, con giudici specializzati in diritto di famiglia, come accade per altre branche del diritto.

Dobbiamo renderci conto che la riforma della Giustizia, sia civile che penale, non deve basarsi su princìpi astratti ma, al contrario, è fondamentale che il legislatore osservi e valuti la realtà e miri a risolvere problemi concreti.

La nostra società è cambiata e con essa molti valori e comportamenti; come anche è enormemente evoluto il significato di “famiglia”, “matrimonio”, “convivenza stabile”. Questi sono punti di partenza su cui elaborare un serio progetto utile ed efficace di Riforma.

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