” Avrei tanta voglia di vedere mio padre, ma mi sento come una prigioniera, avrei l’impressione di tradire mia madre e forse lei mi respingerebbe definitivamente …” (A. 26 anni, vittima di SAP)
In un processo di separazione i genitori, trovandosi a prendere decisioni che riguardano la vita dei figli, dovrebbero assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie scelte e non spostare sui figli l’onere e il peso della scelta, ponendoli così in una posizione di conflitto con il dilemma di scegliere tra mamma e papà.
Meno ancora è accettabile l’atteggiamento manipolatorio del genitore che cerca di arruolare il figlio contro l’altro genitore sminuendone e denigrandone la figura.
Il conflitto tra i genitori mette inoltre a rischio lo sviluppo psichico dei figli: è quindi importante per i genitori avviare un processo evolutivo che renda possibile separarsi come coniugi, rispettarsi come genitori al fine di collaborare nell’educazione dei figli.
La Sindrome di Alienazione Genitoriale descritta per la prima volta da Richard Gardner nel 1985, che solo da pochi anni viene osservata anche nei nostri tribunali, consiste nel rifiuto da parte del minore ad incontrare un genitore.
Per districarci nel complesso mondo della SAP è, quindi, imprescindibile la necessità di partire da un’analisi della conflittualità genitoriale, dalle aggrovigliate motivazioni che la sottendono, come base su cui si strutturano quegli aspetti patologici di cui la SAP è l’esempio più eclatante.
Nella letteratura è ormai condiviso che la separazione ed il divorzio non possono essere considerati eventi “puntiformi” ma “processi” che comportano un’evoluzione delle relazioni familiari sul piano coniugale, su quello genitoriale e su quello riguardante l’ambiente esterno, la famiglia d’origine e gli amici.
Il principale compito che la famiglia separata si trova infatti ad affrontare è la riorganizzazione delle relazioni familiari a livello coniugale e genitoriale. Per poter gestire il conflitto emergente dalla separazione in maniera cooperativa, a livello coniugale la coppia, come già in altri post ho sottolineato, deve elaborare il fallimento del proprio legame, il divorzio psichico. Contemporaneamente a livello genitoriale è necessario che gli ex coniugi continuino a svolgere i ruoli di padre e madre e a riconoscersi come tali ed instaurare un rapporto di collaborazione e cooperazione per tutti gli aspetti che riguardano l’esercizio della genitorialità. Molto spesso però questo non accade e la battaglia esce e si protrae fuori dalle porte del Tribunale innescando nel bambino una suddivisione dei propri genitori in un “genitore buono” e in un “genitore cattivo”.
La conflittualità che molto spesso accompagna le separazioni coniugali rende ciechi i genitori dei bisogni effettivi ed affettivi dei propri figli: la separazione dei genitori significa per il bambino avere un padre ed una madre che non si amano più innescando in lui conflitti e domande sul se sia giusto continuare ad amare entrambi dal momento che loro non si amano più. Molte volte i genitori, consciamente o inconsciamente, quando si contendono l’affidamento del bambino lo “chiamano” ad effettuare una scelta tra di loro.
Quando i genitori non riescono a superare la crisi personale innescata dalla separazione e quindi trovare dentro di sé motivi di autostima, sospinti anche da motivazioni di conflittualità latente, hanno bisogno di definire il coniuge negativamente e quindi anche di definirlo “inidoneo” nel ruolo genitoriale. Da qui la sempre più frequente denigrazione dell’altro genitore agli occhi del figlio e la richiesta, formulata in modo più o meno esplicito, che anche il figlio contribuisca a tale definizione scegliendo lui come unico genitore.
Nei casi di alienazione genitoriale non vi è alcuna possibilità di collaborazione in quanto gli ex coniugi si danneggiano l’un l’altro e soprattutto danneggiano il figlio attraverso un conflitto aspro che si manifesta con squalifiche e denigrazioni reciproche, battaglie giudiziarie interminabili.
Questi figli non esistono più solo per loro stessi ma come oggetto di conflitto tra i due genitori
La rabbia è così intensa che nessuno dei due può accettare i diritti dell’altro neanche come genitore: l’ex coniuge è semplicemente un nemico da eliminare dalla propria vita e anche da quella dei figli, da qui il loro arruolamento all’interno di “triadi rigide”:
- La coalizione => È definita come l’unione tra due persone a danno di un terzo. Uno dei genitori si allea con un figlio in una coalizione rigidamente definita contro l’altro genitore. Nel caso delle famiglie separate possiamo osservare, frequentemente, una coalizione madre – figlio che esclude il padre. Sono i casi in cui i figli arrivano a rifiutare ogni forma di dialogo e anche di incontro con l’altro genitore.
- La triangolazione => È definita come una coalizione instabile in cui ciascun genitore desidera che il figlio parteggi per lui contro l’altro; quando il figlio si schiera con uno dei genitori, l’altro definisce la sua presa di posizione come un tradimento. Se c’è una triangolazione, il figlio rimane come paralizzato in quanto cerca di dare ragione e affetto sia all’uno che all’altro.
- La deviazione => Due persone in conflitto tra loro spostano il conflitto su un terzo. Nelle famiglie separate in cui il conflitto non è esplicitato per cui non è possibile negoziarlo e risolverlo, il figlio può arrivare ad agire comportamenti devianti o a presentare manifestazioni sintomatiche in quanto entrambi i genitori sono rigidi sul loro modello educativo.
I figli che iniziano una SAP hanno di solito tra i 7 e i 12 anni. Sono abbastanza grandi da capire cosa sta succedendo nella famiglia, e nello stesso tempo il loro spirito critico non è abbastanza affermato per proteggersi dall’influenza di uno dei due genitori. Si può incontrare la SAP anche durante l’adolescenza, ma è molto più delicato distinguere le cose tra il rifiuto dei genitori abbastanza classico per gli adolescenti e la manipolazione da parte di un genitore alienante.
Questi figli hanno di primo acchito un comportamento globale assolutamente normale, sono perfino estremamente buoni e maturi per la loro età. I risultati a scuola sono normali. In apparenza sono dei figli in perfetta salute psichica. Si comportano anche molto bene in casa del genitore alienante. Non sembrano conoscere l’angoscia da separazione. Ma in presenza del genitore alienato si comportano da veri piccoli mostri e fanno a gara di ingegnosità per ferirlo. Per lealtà nei confronti del genitore alienante che vedono come una vittima costituiranno il prolungamento di questa mano vendicativa.
Fanno “come se” uno dei genitori non esistesse, anzi rappresentasse un potenziale pericolo per loro. Si chiudono quindi all’interno di un nucleo familiare più ristretto e per loro più rassicurante perché li rimette nella relazione simbiotica dei primi mesi di vita conferendo loro l’onnipotenza.
Bisogna sempre tener presente che i figli tentano innanzitutto di sopravvivere in una situazione drammatica. Devono gestire la separazione e la perdita di una persona cara in condizioni altamente conflittuali, gestire questo conflitto a livello loro, portando avanti il proprio sviluppo personale di bambini.
- La campagna di denigrazione. In una situazione normale, ciascun genitore non permette al bambino di esibire mancanza di rispetto e diffamare l’altro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette in discussione la mancanza di rispetto, ma può addirittura favorirla.
- L’astio espresso dal bambino nei confronti del genitore non affidatario è razionalizzato con motivazioni illogiche, insensate o anche solamente superficiali; ad esempio: “non voglio vedere mio padre/madre perché mi manda a letto presto”.
- Il genitore rifiutato è descritto dal bambino come “tutto negativo”, ed il genitore amato come “tutto positivo”.
- La determinazione del bambino ad affermare di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione, senza influenza del genitore programmante.
- L’appoggio automatico al genitore alienante. La presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore affidatario, in qualsiasi conflitto venga a determinarsi.
- L’assenza di senso di colpa. Tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore escluso avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.
- Gli scenari presi a prestito. Sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venire da lui direttamente; ad esempio: uso di parole o situazioni che non sono normalmente conosciute da un bambino di quell’età, nel descrivere le colpe del genitore escluso.
Gardner ha descritto tre differenti livelli di Sindrome di Alienazione Genitoriale :
- grado lieve
- grado moderato
- grado grave
Nel grado lieve, l’alienazione è relativamente superficiale ed il bambino sostanzialmente collabora per le visite al genitore alienato, ma è a tratti ipercritico e di cattivo umore.
In questi casi lievi i genitori alienanti attuano dei comportamenti “tipici” ed alcuni dei quali sono:
- Il genitore alienante potrebbe non incoraggiare le visite presso l’altro genitore, o disinteressarsi delle attività, delle esperienze e, soprattutto, dei sentimenti del minore durante le visite con l’altro genitore: “Tu decidi, io non ti sforzo”.
- L’incapacità da parte del genitore alienante di tollerare la presenza dell’altro genitore anche in eventi importanti per il minore: “Non parteciperò alla tua partita di calcio se tua madre sarà lì”.
- Mancanza di considerazione per l’importanza attribuita dal minore alla figura dell’altro genitore e/o alla relazione con lo stesso.
In questi casi moderati i genitori alienanti attuano dei comportamenti “tipici” tra cui:
- Verbalizzazioni di disapprovazione rispetto le visite del minore: “Tu puoi stare da tuo padre ma sai come io mi sento quando sei con lui” e“Come puoi andare da tuo padre quando sai che io non mi sento bene”.
- Aperto rifiuto di ascoltare qualsiasi resoconto riguardante l’altro genitore: “Non lo voglio sentire, non voglio sentire nulla che riguardi tuo padre”.
- Espressioni di piacere a seguito di cattive notizie relative all’ex-partner.
- Aperto rifiuto di concedere una vicinanza fisica con l’ex-partner.
- Aperto rifiuto di parlare, di comunicare con l’altro genitore, ad esempio al telefono.
Nella SAP di grado grave i bambini condividono le fantasie paranoiche del genitore alienante nei confronti del genitore alienato. Inoltre tutte le manifestazioni primarie della SAP sono presenti ad un livello più significativo rispetto al grado moderato. Infatti nell’incontrare il genitore alienato il bambino prova terrore: urla da far raggelare il sangue, è in balia del panico e le sue esplosioni di rabbia possono essere così violente da rendere impossibile l’incontro.
La SAP si delinea quindi come una configurazione particolare di un sistema familiare altamente conflittuale. Nella maggior parte delle famiglie è la madre il genitore alienante, il programmatore, e il padre la vittima.
Il processo di alienazione può avvenire anche in assenza di un programma consapevole da parte del genitore che lo attua,tant’è che anche le strategie che vengono messe in atto per indottrinare ed istigare il figlio possono essere:
=> Dirette: esse si realizzano quando il comportamento del minore tende a ricalcare le opinioni del genitore alienante attraverso minacce, promesse e premi
=> Indirette: incidono più sottilmente sull’opinione e sul comportamento dei minori in quanto si incentrano sulle emozioni del bambino, sul suo senso di lealtà.
Alcune di queste tecniche sono:
- Negare la presenza dell’altro. Il genitore bersaglio non è menzionato, le sue cose vengono distrutte o nascoste, non ci si riferisce mai ad esperienze positive fatte con l’altro genitore
- Negare il proprio atteggiamento critico verso il genitore bersaglio. Il genitore alienante critica l’ex coniuge in presenza del minore, per poi rimandare all’altro assente la critica precedentemente mossa
- Informare il minore e discutere con lui temi tipicamente adulticome le ragioni del divorzio, l’ammontare degli alimenti e i relativi pagamenti…
- Manipolare la situazione dando false informazioni all’ex partnersul figlio inducendo sensi di colpa, dubbi e paure nel minore
- Marcare o creare differenze tra la relazione genitore – figlio e l’ex partner
- Cercare in qualsiasi modo di attirare le simpatie del minore come ad esempio soddisfare i desideri del figlio che l’altro limita o disapprova
- ·Porre il minore in veste di giudice dei comportamenti scorretti dell’altro o come “spia” degli stessi, sottolineando di essere l’unico capace di prendersi cura dei figli
- Esagerare il proprio ruolo di educatore mettendo in ombra quello dell’altro genitore
- Giudicare incessantemente in negativo il comportamento dell’altro raccontando aneddoti al fine di metterlo in ridicolo
- Riscrivere il passato o la realtà per creare dei dubbi nei figli sul rapporto con l’altro
Tutte queste tecniche, ripetute costantemente nel tempo, hanno comeconseguenza fondamentale il fatto che il bambino interpreti i fatti e la realtà con gli occhi del genitore alienante e si schieri con lui in tutto e per tutto.
Gli effetti della sindrome di alienazione sui figli dipendono:
- Dalla severità del programma
- Dal tipo di tecniche di lavaggio del cervello utilizzate
- Dall’intensità con cui viene portato avanti il programma
- Dall’età del figlio e dalla sua fase di sviluppo, oltre che dalle lue risorse personali
- Dalla quantità di tempo che essi hanno trascorso coinvolti nel conflitto coniugale
L’impatto della sindrome comunque, non è mai benigno perché coinvolge manipolazione, rabbia, ostilità e malevolenza, a prescindere dal fatto che il genitore programmante ne sia più o meno consapevole. Ciò che si ottiene sui figli è sempre un grave lutto di una parte di sé e importanti conseguenze sul benessere e l’equilibrio presente e futuro del bambino. E’ possibile che, man mano che cresce, si sviluppino particolari difficoltà, patologie, strutture di personalità. Il bambino può essere vittima di un cattivo esame della realtà; soffrire di patologie narcisistiche; avere grandi difficoltà a fidarsi e a entrare in relazione e in contatto con gli altri; soffrire di ansia, sviluppare idee ossessive, fobie o paranoie.
Le difficoltà legate alla SAP sono molteplici, e non solo dal punto di vista delle gravi conseguenze che il disturbo produce nei minori e nel genitore alienato.
Il genitore alienante non è escluso dalle devastanti conseguenze del proprio comportamento; anche se il più delle volte si tratta di persone che non hanno mai manifestato disturbi di carattere psichico, si tratta pur sempre di disturbi mentali segno di forte disagio psicologico che richiederebbero una cura ed un supporto altamente specializzato.
A complicate il tutto poi c’è l’effettivo abbandono da parte del genitore bersaglio dei tentativi di visita ai figli. Il suo allontanamento crea una situazione di assenza di confronto con la realtà, se infatti viene a mancare il contatto con l’altro genitore è più facile cadere vittime della programmazione perché non può esserci esame diretto e confronto tra programma e realtà.
Una possibile soluzione potrebbe essere offerta proprio dalla Mediazione Familiare, che accompagna i due ex-coniugi nel percorso da coppia coniugale a coppia genitoriale e quindi ad una rinnovata progettualità.
Socialmente si presta ancora troppo poca attenzione alla qualità del rapporto dei figli col genitore non affidatario, soprattutto se questi si e allontanato a causa di una nuova relazione affettiva. Il biasimo sociale, per quanto comprensibile, è assai pericoloso per lo sviluppo dei figli in quanto innesca una alleanza sociale col genitore programmante.
Al contrario di quanto comunemente si pensa, tuttavia, coloro che lasciano la famiglia non intendono separarsi dai figli ma solo dal proprio coniuge e andrebbero perciò aiutati affinché la loro separazione dai figli non avvenisse mai.
Fonte: i-bambini-invisibili.blogspot.com
Valeria Spaziano
Grazie del meraviglioso ed utilissimo articolo considerando l diretta ed estenuante esperienza che ormai dura da 8 anni! Il protagonista padre alienato, con tanto di prove e controprove è il mio attuale marito con la sua piccola figlia di 10 anni. indagini psicologiche e lotte giudiziarie non sono riuscite a fermare questo abuso da parte materna che finalmente non ha più l’affido esclusivo ma, poco è cambiato,esercita comunque il suo potere in quanto accoglie la bambina nella sua dimora ed il padre, a 600 Km, disposto a viaggiare per vederla anche solo un giorno, ora è rifiutato dalla bambina(che ha sempre avuto uno splendido rapporto con il papà)…gli assistenti sociali assecondano la madre e la bambina,nonostante la precisa sentenza del tribunale dei minori di assistere la madre e la bambina con psicologi e di permettere al padre di ricostruire questo necessario e fondamentale rapporto.Credo che,tutta la scienza e l’impegno dei professionisti venga buttato all’aria da una madre disturbata e manipolatrice e dai tempi interminabili della giustizia, questo è assurdo! Possibile che non ci sia una strada percorribile?
Grazie
Valeria