Non è il primo nè l’unico caso di alienazione parentale che coinvolge personaggi famosi. Ne abbiamo raccolto altri esempi proprio su questo blog. Umberto Tozzi ripercorre la vicenda della sua relazione con Serafina Scialò da cui ebbe un figlio che lei cerco con ogni mezzo di tenere lontano dal padre. La madre è morta nel gennaio 2020 e così questa vecchia storia è balzata alla ribalta delle cronache.
Umberto Tozzi e l’ex compagna Serafina: «L’ho perdonata per il male che ha fatto a me e a nostro figlio»
Mario Luzzati Fegiz – Corriere della Sera
Il cantante: «Avrei potuto mandarla in galera per i soldi di cui si è appropriata, le firmai due assegni in bianco per i fornitori. Lei li mandò all’incasso: erano da 450 milioni»
21.1.2020 — «Non voglio commentare. Non intendo rilasciare interviste. L’ho perdonata per tutto il male che ha fatto a me e a nostro figlio». Così Umberto Tozzi in sala d’incisione a Montecarlo dove risiede. «Sono concentrato sul nuovo disco. Finalmente un album di canzoni nuove, dieci brani. In aprile torno in tour con Raf ancora per qualche mese. Poi ciascuno riprenderà la sua strada».
«Voglio solo precisare — aggiunge Tozzi — che non mi sono mai sposato con la Scialò. Avrei potuto mandarla in galera per i soldi di cui si è appropriata. A suo tempo le avevo firmato due assegni in bianco per pagare dei fornitori. Lei li mandò all’incasso: uno era di 100 milioni, l’altro di 350 milioni di lire. Il giudice Mastrota, ricordo ancora il suo nome, era pronto a spedirla in galera con tre capi di imputazione fra cui truffa e appropriazione indebita. Ma anche se mi aveva lasciato sul lastrico io rinunciai all’azione penale: era la madre di mio figlio».
Tozzi è uno degli artisti italiani che ha venduto più dischi (70 milioni). «Mi ritengo fortunato: ora che funziona solo la musica dal vivo chi ha un repertorio sempreverde come il mio raccoglie molte soddisfazioni».
L’amore fra Serafina Scialò e Umberto Tozzi era sbocciato negli anni 70. I due si erano uniti nel ’79 e pochi anni dopo era nato il figlio Nicola Armando. Fu lei la musa ispiratrice dei primi grandi successi dell’artista: Donna amante mia, Tu, Gloria, Ti amo,Stella Stai. Ma come fu grande amore così fu drammatica la separazione del 1984. La Scialò, che viveva a Udine in via Dormisch, si rifiutò sistematicamente di far incontrare il padre e il figlio Nicola Armando come stabilito in sede di giudizio. Tozzi e il suo avvocato Maretta Scocca (moglie dell’ex presidente della Siae Giorgio Assumma), documentarono decine di viaggi a vuoto a Udine compiuti dal cantante suffragati da esposti e ricorsi. Tozzi confidava agli amici che la sua ex compagna aveva fatto una specie di lavaggio del cervello al figlio con una sistematica opera di demolizione della figura paterna.
Così Tozzi per anni ha cantato con la morte nel cuore. Un filo di tristezza dietro gli acuti con un modo di cantare assolutamente unico su ritmi e melodie spensierate.
Dietro l’esuberanza di molte sue canzoni un dolore che la nuova storia con Monica Michelotto (lei sì sposata), che gli aveva dato un altro figlio, Gianluca, era riuscita a temperare. «È una fine molto triste — ha commentato Riccardo Fogli amico e collega di Tozzi —. Essere la ex di una star e guadagnarsi da vivere facendo le pulizie in una scuola. La vita è strana e spesso spietata. Morire da soli così… Mi spiace per Umberto che è una persona buona e sensibile e un caro amico. La Scialò è stata un pezzo importante della sua vita di uomo e di artista».
21 gennaio 2020
Fonte/Credits: Mario Luzzati Fegiz – Corriere della Sera
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