L’eco di un’inchiesta italiana è rimbalzata sino in Ticino. Claudio Foti, 68 anni, direttore scientifico della onlus Hansel e Gretel di Moncalieri, oggi accusato di aver alterato relazioni e ricordi di bambini per toglierli alle famiglie e affidarli alle onlus, è venuto più volte in Ticino. In passato, anche nel recente passato. Invitato a presenziare a congressi e conferenze il cui tema era la famiglia e i minori.
Foti, inoltre, è stato molto probabilmente determinante nella vicenda di Giovanna Guareschi, la nipote del famoso Giovannino Guareschi, la donna che lottava per riavere il figlio portatole via dal padre in Italia che all’epoca abitava in Ticino. Foti è stato infatti l’autore di una perizia per la Commissione tutoria (oggi Arp) di Agno. Perizia poi smontata da uno psichiatra luganese. E ora l’avvocato della Guareschi dice al Caffè che vorrebbe tentare di far riaprire in Italia il caso.
Parla il legale di Giovanna Guareschi, “vittima” di Foti
“Stiamo valutando se far riaprire il caso”
PATRIZIA GUENZI
Il guru Claudio Foti finito nei guai in Italia per la storiaccia esplosa a Bibbiano (vedi sotto) era stato coinvolto dalla Commissione tutoria di Agno per una perizia su un caso che suscitò parecchio scalpore in Ticino. Non tanto per la vicenda in sé, una madre che rivuole il figlio di 3 anni che il padre nel giugno 2006 ha portato all’estero, quanto per il nome della protagonista: Giovanna Guareschi. La nipote del grande scrittore Giovannino Guareschi, noto ai più per aver dato vita a Don Camillo e Peppone, sino a una dozzina di anni fa viveva e lavorava nel Sottoceneri. Si aprì un incidente diplomatico tra Svizzera e Italia, di cui il nostro giornale si occupò ampiamente. E che ora, forse, vede uno spiraglio: “Stiamo valutando se riaprire il caso. Vogliamo verificare con i colleghi italiani se è possibile”, dice al Caffè l’avvocato Patrizia Casoni-Delcò, a suo tempo legale di Giovanna Guareschi.
Una speranza, dunque, per una madre che non s’è mai più completamente ripresa dallo choc. Da tempo è tornata a vivere in Italia, dalla sorella Angelica, avvocato. “Visto che tutte le perizie trattate da Foti vengono ora rimesse in discussione, stiamo pensando di chiedere delle verifiche sulle procedure di questo specifico caso”, riprende Casoni-Delcò, che conta sulla collaborazione di Angelica.
Foti, in qualità di esperto, come detto era stato interpellato dalla Commissione tutoria (oggi Arp) di Agno. Nella sua perizia accusava pesantemente la madre, Giovanna Guareschi. Perizia poi smontata pezzo per pezzo da una controperizia immediatamente commissionata dall’avvocato Casoni-Delcò ad uno psichiatra e psicologo luganese e che fu tenuta in considerazione in Svizzera. Ma il bambino non tornò mai. Le autorità italiane giustificarono il gesto del padre e ratificano il nuovo status quo. “In Italia è tutto molto complicato – spiega Casoni-Delcò -. Le Asl, in questi casi, hanno la custodia giuridica del minore”.
Claudio Foti, in sostanza, aveva abbracciato completamente la tesi del padre, il quale sosteneva che la madre maltrattava e picchiava il figlio, sulle cui gambe erano state riscontrate delle ecchimosi. In realtà, il risultato di giochi e corse che ogni bimbo di quell’età conosce. Diceva pure che la donna era disturbata, ammalata, che avrebbe dovuto curarsi. “Non ho mai visto una vicenda del genere, straziante – riprende Casoni-Delcò -. Eppure c’era una sentenza in Svizzera di affidamento alla madre, che negava qualsiasi abuso o maltrattamento! Fatto è che la madre non ottenne mai alcun diritto di visita”. La disperazione di Giovanna trovò ampio spazio sul Caffè. In un’occasione – le visite le erano state sospese – disse: “Non vedo mio figlio da quasi un anno, temo di impazzire”. E Giovanna Guareschi in questi anni è finita in un buco nero di disperazione. Dal quale ora il suo avvocato spera di tirarla fuori.
“Claudio Foti in Ticino perché è competente”
ANDREA STERN
Ha lavorato su chiamata per il Dipartimento delle istituzioni e per il Dipartimento della sanità e della socialità. È stato più volte relatore alla Supsi. Ha animato un convegno dell’Ente ospedaliero cantonale sul maltrattamento infantile. Ha allestito almeno due perizie per l’Autorità regionale di protezione 6, quella con sede ad Agno. Sono parecchi i trascorsi ticinesi di Claudio Foti, lo psicoterapeuta al centro dell’inchiesta della procura di Reggio Emilia sul presunto business degli affidamenti illeciti di minori.
“Non ho i mezzi per esprimermi sull’inchiesta in corso – afferma Cristiana Finzi, delegata per l’aiuto alle vittime di reato -. Ma se è stato invitato più volte in Ticino, già prima che io entrassi in carica, è perché nel suo campo Foti è un’autorità, ha delle competenze riconosciute”.
Eppure già in passato l’attività professionale di Claudio Foti avrebbe potuto destare qualche perplessità. Di sicuro sono stati parecchi gli abbagli giudiziari causati da perizie stilate dallo psicologo torinese che sono poi state sconfessate. Il problema, è stato più volte sottolineato, è che Foti è un fervente assertore del principio “i minori non mentono mai”. E pazienza se a volte si è costretti ad andare oltre le dichiarazioni spontanee dei piccoli per sostenere la colpevolezza di un accusato. Un “fanatismo persecutorio”, secondo la procura di Reggio Emilia, che nella sua ordinanza definisce Foti “una personalità violenta e impositiva”, con “un alto tasso potenziale di criminalità”.
Ciò non gli ha impedito di essere chiamato dal Cantone a occuparsi della formazione dei magistrati e delle unità d’intervento regionali, nei primi anni Duemila. E le apparizioni ticinesi si sono protratte anche in seguito. Le ultime sue presenze documentate risalgono al 2015 e al 2017, quando ha tenuto delle conferenze alla Supsi.
Il titolo era tutto un programma: “Abuso sessuale sui bambini: come ascoltare e contrastare il silenzio e il negazionismo”.
Carlo Calanchini fece la controperizia nel caso Guareschi
“La consulenza di Foti scientificamente nulla”
PATRIZIA GUENZI
Appena legge quel nome sui giornali fa un salto sulla sedia. Claudio Foti? Quel Foti con cui una decina di anni fa ebbe a che fare? Carlo Calanchini, Fmh in psichiatria e psicoterapia, psichiatra forense, è l’autore della controperizia richiesta a suo tempo dall’avvocato della signora Guareschi (vedi articolo principale): “La mia sorpresa era data dal fatto che quell’uomo non era ancora stato messo in condizioni di non più fare danni – dice al Caffè il medico -. Colpevole o no lo dirà l’inchiesta, ma leggendo la sua perizia su Guareschi ne ebbi un’impressione, come dire?, non peggiorabile”.
Calanchini, che ricorda tutto quanto per filo e per segno, si spiega meglio: “Un’impressione, la mia, confermata poi dall’intera lettura della perizia di 250 pagine. È la cosa più scadente che abbia mai letto in questo ambito. Non aveva nessun rigore metodologico, si basava su congetture e affermazioni autoreferenziali ma ignorava sistematicamente dei dati di fatto seriamente documentati. Un simile modo di lavorare è inammissibile dal profilo scientifico e deontologico”.
Fonte/credits: www.caffe.ch
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La presidente dell’associazione Pollicino di Milano psicologa Pamela Pace tale quale a Foti. Uno schifo di falsi professionisti che creano associazioni per speculare sulle difficoltà che si presentano in famiglie e poi distruggerle per guadagnarci