17-2-2016 – «NON MI HANNO mai dato ascolto, l’avevo detto che sarebbe finita così». L’atroce presagio di Lorenzo Lucaroni, 36 anni, padre del piccolo Giosuè, passa dalle parole dell’avvocato Maria Elena Sacchi. «Temevano una reazione del genere – ammette il legale della famiglia Lucaroni – perché in passato Laura Paoletti aveva già minacciato in due o tre circostanze gesti estremi pur di non far vedere quel figlio al padre. Temevano che finisse in tragedia».
È finita in un sabato d’orrore con un bimbo di quasi sette anni morto in un lago di sangue, freddato con un colpo di fucile alla nuca. E vicino a lui la mamma, 32 anni, che poi ha rivolto l’arma del padre Giuseppe Paoletti verso di sé e ha fatto fuoco alla gola. Erano quasi le 14, sabato, davanti alla casa dei Paoletti al primo piano dello scatolificio di famiglia, la Cartotecnica Idealbox, a Sambucheto di Recanati. Due ore dopo Lorenzo Lucaroni, geometra, ex consigliere comunale, avrebbe dovuto passare a prendere il figlio per portarlo a una festa di compleanno. I carabinieri sono arrivati prima, mentre era nello studio di una psicologa, a Recanati, per condurlo in caserma. Temeva e non sapeva, Lucaroni.
LO HANNO sedato. Poi, quando gli hanno detto che cosa era successo, verso le 21 di sabato, è crollato per un malore. Ha passato la notte all’ospedale ed è stato dimesso ieri mattina. «È distrutto, non si dà pace, perché da tempo aveva evidenziato questo problema – dice l’avvocato Sacchi -. Ci eravamo rivolti al tribunale e già mesi fa era stata disposta una perizia sulla capacità genitoriale della mamma come del papà. Il Ctu aveva giurato, le operazioni peritali sarebbero dovuto iniziare il 25 febbraio. Troppo tardi. La famiglia è distrutta».
Lo ha scritto anche Riccardo Lucaroni, il fratello di Lorenzo, in un post su Facebook comparso ieri mattina (e poi cancellato) dedicato al nipote morto. «Angioletto, perdonaci per non averti protetto dall’amore malato e possessivo di tua madre, perdonaci se mio fratello ha lottato, Dio solo sa quanto, per poterti dare la figura paterna che ogni bambino merita di avere. Zio Riky non ti dimenticherà mai».
INTANTO gli sviluppi sul fronte delle indagini confermano la ricostruzione dell’omicidio-suicidio. Nell’appartamento della tragedia, i carabinieri hanno sequestrato alcuni fogli sporchi di sangue, una sorta di diario nel quale Laura Paoletti aveva messo nero su bianco i suoi stati d’animo. Quelle righe sono ora al vaglio del sostituto procuratore Claudio Rastrelli. Dagli interrogatori di familiari e amici è poi emerso che il conflitto con il padre di Giosuè non era l’unica ferita nella vita della 32enne, che l’anno scorso aveva perso anche la madre. Una situazione personale molto pesante che alla fine sarebbe esplosa. Sono state escluse, invece, motivazioni di ordine economico. Questa mattina, all’ospedale di Macerata il medico legale Mariano Cingolani svolgerà l’ispezione cadaverica e l’autopsia sui corpi di madre e figlio. Secondo le prime ricostruzioni, Giosuè sarebbe stato colpito alla nuca: non viene esclusa l’ipotesi che il piccolo abbia tentato una disperata fuga. Da chiarire anche il numero di colpi che hanno raggiunto il bambino. Laura Paoletti ha premuto il grilletto tre volte, ma avendo imbracciato un fucile semiautomatico è possibile che il secondo colpo non sia stato esploso intenzionalmente. Il terzo, invece, è quello che la 32enne ha riservato per se stessa.
I carabinieri hanno sequestrato il computer e il telefonino della donna: un consulente informatico passerà al setaccio mail e contatti. Saranno poi svolti degli accertamenti sulle impronte digitali trovate sul fucile, mentre è stato disposto l’esame «Stub» per fugare ogni residuo dubbio sul fatto che a sparare sia stata la donna.
Fonte: La Nazione/QN
Bimbo ucciso dalla madre, la donna all’ex: «Piuttosto che darti Giosué lo uccido e mi ammazzo»
(www.ilmessaggero.it) RECANATI 15-2-2016 – In passato Laura Paoletti aveva minacciato di togliersi la vita e di uccidere il figlio: «Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo». La donna il 25 febbraio avrebbe dovuto iniziare le visite dallo psicologo, secondo quanto deciso dal giudice del tribunale civile di Macerata che si era occupato di gestire il calendario delle visite del padre al piccolo Giosuè.
«Aveva detto a Lorenzo e ai genitori di lui, quando c’erano contrasti per fargli vedere il figlio: “Piuttosto che dartelo lo ammazzo e mi ammazzo”». A dirlo è l’avvocato Maria Elena Sacchi, che assiste Lorenzo Lucaroni, il geometra di 38 anni di Recanati, papà del piccolo Giosuè, il bambino ucciso sabato pomeriggio dalla madre, Laura Paoletti. «Quelle cose le aveva dette quando ancora convivevano» aggiunge il legale. Una separazione «che andava bene a tutti e due. Su quella erano d’accordo, perché da tempo le cose tra loro non funzionavano – dice il legale – Lui era rimasto con lei per stare insieme al bambino. La amava ancora? Direi proprio di no».
Laura Paoletti era una donna brillante, si era laureata in Economia e commercio con 110 e lode e ora si occupava dell’azienda del padre, la cartotecnica Idealbox, di Recanati, di cui era uno dei due soci. «Quando aveva avuto il figlio era diventata una madre molto apprensiva, voleva stare sempre esclusivamente lei con il bambino. Non voleva che qualcuno andasse a prenderlo a scuola, ma voleva andarci lei. E all’epoca in cui convivevano voleva che il bambino dormisse con loro. Lui ha resistito per il bene del bambino, poi lo scorso anno c’è stata la decisione di troncare la storia» dice l’avvocato Sacchi.
Dopo che si è chiusa la convivenza la coppia si è ritrovata al tribunale civile di Macerata. «Avevamo presentato ricorso per ottenere che venisse predisposto
un calendario per vedere il figlio ed era stato recentemente trovato un accordo perché l’uomo potesse tenere con sé il bambino dalle 16 alle 21 del mercoledì e del sabato – spiega l’avvocato Sacchi – l’unica differenza rispetto a prima era che lui poteva andare a prendere il bambino a scuola. Il giudice aveva anche disposto una perizia psicologica sulla donna, l’avevamo chiesta a dicembre, ma i tempi tecnici avevano fatto slittare tutto a gennaio e alla fine il giudice ha disposto una consulenza d’ufficio e nominato un perito – continua il legale – Doveva iniziare il 25 febbraio, ma purtroppo a quella data non ci siamo arrivati».
Anche durante la convivenza Lorenzo Lucaroni aveva convinto Laura a seguire una terapia di coppia da uno psicologo: «Solo che lei andava le prime volte e poi interrompeva. Aveva deciso di fare questi percorsi con lei perché la vedeva molto apprensiva con il bambino» dice ancora l’avvocato Sacchi. Il padre di Laura, che aveva scoperto il corpo della figlia e del bambino mentre sabato pomeriggio rincasava nell’appartamento ricavato in un capannone industriale, ieri era sconvolto per quello che è accaduto. «Abbiamo troppo dolore in questo momento – ha detto al telefonino – troppo. Non me la sento di dire niente». La figlia ha sparato al nipote con uno dei tre fucili da caccia di proprietà di Giuseppe che l’uomo teneva in casa, nascosti in un armadietto, ma non inaccessibili.
Fonte/credits: http://www.ilmessaggero.it/marche