Alienazione Parentale: Considerazioni Dottrinarie – G.B. Camerini

Nel nostro Paese è in atto un dibattito riguardo la nozione di alienazione parentale, dibattito che presenta il rischio di allargarsi a derive potenzialmente fuorvianti. Esistono da un lato abbondanti evidenze riguardo l’esistenza di situazioni nelle quali un figlio o una figlia rifiuta immotivatamente un genitore sulla base di una “campagna di denigrazione” e di una programmazione, più o meno diretta, messa in atto dall’altro. Dall’altro lato viene messa in dubbio l’esistenza di una “sindrome” specifica legata a questo fenomeno. Questa negazione nasce da un presupposto corretto: ovvero, questo fenomeno non comporta di per sé un “disturbo” a carico del figlio o della figlia. L’errore di Gardner, il primo studioso a descrivere e teorizzare questo fenomeno, è stato quello di etichettarlo con il termine di “sindrome” (PAS, “Parental Alienation Syndrome”). Da ciò, negare il fenomeno stesso a partire dalla insussistenza di una specifica “sindrome” significa commettere un grossolano errore. Sarebbe come affermare che, visto che non esiste una “sindrome” riconoscibile derivante dallo stalking, lo stalking non esiste. O che poiché l’abuso sessuale non produce conseguenze sintomatiche identificabili non esiste l’abuso. Purtroppo anche alcuni giudici sono caduti in questo tranello derivante da campagne “ideologiche” di disinformazione, giungendo a sostenere che i fenomeni di esclusione di un genitore ad opera dell’altro non esistono in quanto la esistenza di una sindrome non è scientificamente dimostrata.

MAGGIOLI EDITORE
Questioni di Diritto di Famiglia 17/03/2016
ISSN 2240-4619

articolo questioni di diritto di famiglia

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3 comments for “Alienazione Parentale: Considerazioni Dottrinarie – G.B. Camerini

  1. Giovanni
    25 Novembre 2019 at 13:19

    Leggo con interesse quanto scritto.
    Ma… che dire quando non dovesse sussistere campagna denigratoria alcuna da parte dell’altro genitore, bensì ci fosse un’assoluta incapacità genitoriale dell’alienato (riconosciuta consciamente o meno dal figlio) oltre che ad una evidente percezione disturbata della realtà con conseguenti sue azioni, che portano l’alienato/a ad essere esclusivo artefice della propria condizione?
    Vengono indagati a sufficienza tali casi o la discussione si ferma a stabilire sindrome sì / sindrome no?
    Al di là di questo gli effetti sui minori in taluni casi sono evidenti, ma molti CTU/P sembrano troppo legati a certa letteratura nonché e alla loro immagine professionale che evidentemente ritengono avulsa da errori d’interpretazione di questo o alcun tipo.
    Mi interesserebbe avere un parere in merito.
    Grazie.

  2. Giovanni
    26 Dicembre 2019 at 13:50

    Ma…. La risposta non arriva per inattività del sito oppure perché non mi si vuole rispondere?

    Grazie

  3. batman
    26 Dicembre 2019 at 15:45

    Camerini ha pubblicato quanto qui riportato da noi sulla rivista Questioni di Diritto di Famiglia del 17/03/2016. Si tratta di una rivista di Maggioli Editore.
    Non siamo in contatto con l’autore e non possiamo rispondere al posto suo. Se vuole può proporre la domanda direttamente sul suo profilo facebook a questo indirizzo:
    https://www.facebook.com/profile.php?id=100010038259240

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