Professoressa Cipriani, dopo nove anni finalmente la prima bella notizia?
«La seconda, la prima è stata la mia vittoria al Tribunale per i Minori, due anni fa, quando ho riacquistato la potestà genitoriale che mi era stata sospesa».
Quindi può finalmente riabbracciare i suoi figli?
«Sulla carta sì, ne ho tutto il diritto. Purtroppo la situazione rimane molto critica, loro stanno con il padre e io continuo a non vederli. Pensi che non ho neanche il loro numero di telefono».
Perché?
«Fabio e Domenico (nomi di fantasia, ndr) sono cresciuti e sono stati educati con determinate convinzioni, qualcuno ha raccontato loro realtà distorte sul mio conto. Ad un certo punto hanno anche detto che ero stata io ad averli mandati in casa famiglia e così di conseguenza hanno iniziato ad odiarmi».
E lei come l’ha saputo?
«Sta tutto nelle carte, lo hanno detto al giudice».
Ora però sono grandi, quasi maggiorenni…
«Certo, hanno 16 e 17 anni, però il loro trasferimento in casa famiglia, io preferisco parlare di deportazione traumatica, li ha segnati profondamente, è una ferita che non si rimarginerà mai più».
Lei però adesso ha tutto il diritto di incontrarli, è sempre la loro madre, no?
«Ho diritto a tutto sulla carta, ma per farlo valere dovrei riprendere a denunciare, ho gli elementi per procedere ma sono stanca e non mi interessa, non voglio continuare a frequentare aule di tribunale».
Ha ancora pendenze in corso?
«Un processo per calunnia intentato dal mio ex compagno e uno nel quale accuso io lui per violenze su di me e i miei figli».
Ma come si fa a vivere nove anni lontano dai figli?
«Ho un carattere forte, per fortuna. Ma la mia storia non è stata facile e non lo è tuttora. È comunque la storia di tantissimi altri genitori che combattono come me contro la Pas, contro la violazione dello Stato di diritto, contro la deportazione traumatica dei figli».
Ma almeno ha notizie di Fabio e Domenico?
«Non me le danno, non so niente di loro. So solo che frequentano la scuola ad Eboli ma nessuno li vede. Lo so, la situazione non è bella ma io sto sempre qui ad aspettarli».
Pensa che saranno loro a venire da lei?
«Sono sicura che prima o poi verranno da me. Aspetto che si sveglino da questa realtà fittizia che stanno vivendo, da questa verità non vera. Penso che alla fine l’amore vinca sempre su tutto».
A chi dedica quest’assoluzione?
«A mio padre che in questa storia ci ha rimesso la vita».
Cosa si sente di dire allo Stato che l’ha tenuta così a lungo sul banco degli imputati?
«Che aspetto ancora delle risposte».
Anche delle scuse?
«No, quelle lo Stato le deve ai miei figli, per la vita devastata che stanno vivendo. Io vengo dopo, mi metto in secondo piano».
27 aprile 2022
Fonte/Credits: Corriere del Mezzogiorno
Per gli antefatti del caso si veda questa pagina: