Mamma alienante, bambina in comunità

sentinella

CUORGNE’ 19/2/2009 – Ogni giorno è buono. Ogni giorno che passa, il provvedimento firmato dal giudice del Tribunale di Ivrea potrebbe essere eseguito. Una bambina di sei anni deve essere tolta dalla madre e portata in una comunità protetta, lontano da lei. Deve rimanere lì tre mesi e poi essere data al padre, che vive con la sua nuova compagna e il figlio avuto da lei. Il motivo? La bambina, secondo lo psicologo incaricato dal Tribunale, è affetta da Pas, sindrome da alienazione genitoriale, una teoria descritta dal Richard Gardner negli Usa a partire dagli anni Ottanta. Nella forma grave, come è stata diagnosticata alla bambina (la chiameremo Sonia) nel maggio del 2007, il protocollo prevede prima una serie di incontri mediati con l’assistente sociale e un’assistenza psicologia al genitore e, in caso di fallimento di questo tentativo di conciliazione del conflitto (come descrivono le relazioni inviate al Tribunale) l’allontanamento dal genitore “alienante” per passare, dopo un periodo in comunità, al genitore “alienato”. In Italia non risultano precedenti di allontanamento dalla madre in comunità per una ‘Pas’. Un professore universitario, in una consulenza di parte, ha sottolineato come la ‘Pas’ non possa essere individuata in bambini così piccoli, non ancora in grado di “allearsi” con un genitore contro l’altro. Dubbi anche sulla “gravità”, casi estremi, con una pluralità di sintomi. La madre della piccola si è opposta in tutti i modi al provvedimento, in una battaglia legale lunga, molto complessa, e che continuerà a lungo. E’ determinata a non mollare. La Corte d’Appello, cui si è rivolta come ultima speranza per scongiurare l’esecuzione del provvedimento, ha respinto il ricorso ma, nelle ultime tre righe, ritiene “auspicabile” che la situazione sia riconsiderata e si possa arrivare ad una situazione più normale, con meno conflitti e più collaborazioni. Gli stessi assistenti sociali, in novembre (dopo il provvedimento che poi è stato appellato) hanno scritto al giudice chiedendo di eseguire quanto prescritto in modo difforme, nell’interesse della bambina. Entro il mese di marzo, il Tribunale di Ivrea dovrà pronunciare la sentenza sulla causa di separazione giudiziale tra la mamma e il papà di Sonia. Ma, se la legge fa il suo corso, Sonia sarà già da un pezzo lontano dalla mamma. Avrà già cambiato scuola, incontrato nuove maestre e nuovi compagni di classe. Non solo, sarà sul punto di rientrare in famiglia — quella del padre, questa volta — e quindi cambiare scuola un’altra volta, altre maestre, altri compagni. E pensare che la bambina, all’inizio della causa di separazione, era stata affidata completamente alla madre. Lei ricorda ancora oggi con dolore di essere stata lasciata una sera di quatto anni fa — era un giovedì — quando il marito, dopo dodici anni di matrimonio e una figlia di due e mezzo se n’era andato con un’altra. La più classica delle storie, la più dolorosa se chi è lasciato ama. Ricorda quando la bambina, ancora piccola, piangeva e non voleva andare con papà. Ricorda la scelta condivisa con quel marito amato di lasciare il lavoro per qualche anno per occuparsi della bambina, adorata sopra ogni cosa. Poco dopo, l’inizio della battaglia legale. I litigi messi nero su bianco e indirizzati al presidente del Tribunale, l’intervento degli assistenti sociali. Relazioni una dopo l’altra, la consulenza affidata ad uno psicologo che ha diagnosticato la ‘Pas’ grave dopo tre incontri con la bambina. Di lì, un primo tentativo di risalita, con alcuni incontri avvenuti tra padre e figlia nella scuola, sotto l’occhio vigile dell’assistente sociale. Relazioni attente, che descrivono ogni reazione della bambina e che danno qualche speranza. La lite giudiziaria è senza esclusione di colpi e ci sono tanti aspetti di questa vicenda che hanno due verità. Come l’assenza dalla scuola dell’infanzia della bambina, per il padre atto orchestrato dalla madre per impedire gli incontri, per la madre decisione necessaria perchè la figlia stava male. E adesso, nell’attesa della sentenza della separazione, la spada di Damocle di quel provvedimento. Ogni giorno è buono, per allontanare Sonia. Rita Cola

Fonte: la Sentinella — 19 febbraio 2009   pagina 25   sezione: ALTO CANAVESE.

http://ricerca.gelocal.it/lasentinella/archivio/lasentinella/2009/02/19/IN1PO_209061.html]

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