Nel 2006 un accordo tra ISPEL e Università degli Studi di Verona ha istituito una apposita struttura denominata Osservatorio sulla Violenza Domestica, incaricata di una costante osservazione e rilevazione del fenomeno della violenza in famiglia. L’Istituto ha pubblicato una serie di documenti, tra cui “Il nodo dell’affido condiviso nelle separazioni ad alta conflittualità” (vedi documento PDF), pubblicato nel 2010. Nella parte introduttiva della pubblicazione gli autori al fine di contestualizzare il discorso complessivo sulle problematiche che nascono dall’applicazione dell’affido condiviso individuano come uno dei nodi critici proprio il problema dell’alienazione genitoriale:
La conflittualità che precede – e di frequente segue – una volontà di separazione, talvolta nemmeno condivisa circa i termini della stessa (giudiziale ovvero consensuale), si traduce in forme di violenza fisica e/o psicologica verso un componente della coppia (i dati statistici vogliono che la percentuale maggiore veda quale soggetto passivo la donna), alle quali il figlio spesso assiste subendone gravi contaminazioni sullo sviluppo della personalità. E ciò senza considerare che, di frequente, è egli stesso oggetto e “strumento” di reciproche ritorsioni, mirate a indirizzare il suo affetto verso uno solo dei genitori ed escludere l’altro, vuoi attraverso accuse di maltrattamenti, promiscuità, incuria e persino abusi sessuali ai danni del minore, vuoi inducendo un rifiuto esplicito e reiterato del minore ad incontrare il padre e la sua totale adesione alla condotta della madre, fenomeno quantitativamente superiore a quello inverso (1) o viceversa.
La nota (1) rimanda a piè pagina ad una sintetica presentazione del concetto di Parental Alienation Syndrome della cui esistenza e gravità gli autori non sembrano nutrire alcun dubbio:
(1) In letteratura si descrive una sindrome denominata Pas (Parental Alienation Syndrome), la quale si manifesta spesso proprio nei contesti di separazione conflittuale e consiste nel rifiuto più o meno totale di vedere un genitore da parte del figlio minore, come risposta ad un più o meno consapevole processo di collusione fra quest’ultimo e l’altro genitore affidatario. Il rifiuto può divenire un odio ossessivo con vissuti persecutori e di rabbia, con la totale adesione al punto di vista manifestato dal genitore affidatario nei confronti dell’altro. Le conseguenze della sindrome nel minore sono pesanti: si possono manifestare disturbi dell’identità e della sfera sessuale, vulnerabilità alle perdite e ai cambiamenti, grave inibizione emotiva e cognitiva e difficoltà scolastiche, aggressività auto ed eterodiretta, depressione, scarsa autostima, regressioni, somatizzazioni, disturbi alimentari, comportamento antisociale (cfr. Villa 2006, 45) La sindrome ha trovato riconoscimento anche nella giurisprudenza (Trib. Alessandria, sent. n.318 del 26.4.1999, confermata da Corte App. Torino).
Nelle conclusioni della pubblicazione gli autori propongono come correttivo alla normativa sull’affido condiviso la previsione della violenza domestica come uno dei motivi eccezionali per ricorrere all’affido esclusivo in luogo dell’affido condiviso. Questa posizione è la stessa che alcuni negazionisti dell’alienazione genitoriale hanno rumorosamente pubblicizato su alcuni blog in occasione della discussione in Senato del disegno di legge sul nuovo affido condiviso. Ben altro però è il tono degli autori del documento dell’Osservatorio sulla Violenza Domestica che non nascondono affatto la problematicità della posizione del minore nei casi in cui viene strumentalizzato e usato per lanciare false accuse.
Gli autori del documento “Il nodo dell’affido condiviso nei percorsi di separazione ad alta conflittualità. Aspetti problematici e possibili interventi correttivi” sono: Marina Bacciconi (Osservatorio Nazionale Violenza Domestica), Pierpaolo Martucci (Dipartimento di Scienze giuridiche – Università di Trieste), Sonia Bertolaso (Osservatorio Nazionale Violenza Domestica), Alba Bianchi (Osservatorio Epidemiologico Nazionale sugli ambienti di vita – Ispesl – Roma), Italia Fortunati (Prefetto), Camilla Gattiboni (Tribunale civile e penale – Sezione famiglia – Verona).
Fonte: www.onvd.org
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