Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad accesi dibattiti sull’esistenza o meno della cosiddetta PAS Sindrome da Alienazione Genitoriale, ossia quella patologia relazionale che insorge nel gruppo dei famigliari in cui, dopo una separazione, si crea una contesa conflittuale del o dei figli. Essa è caratterizzata non da una “malattia” del singolo, ma da una condizione che riguarda l’intero sistema famigliare e che evidenzia i suoi effetti esclusivamente nel bambino conteso, vero capro espiatorio del conflittodi gruppo. Essa è alimentata non solo da uno dei genitori ma anche dal gruppo (nonni, fratelli ecc.,) che prende le parti di questo genitore che ha deciso di mettere in cattiva luce il suo o la sua ex compagna.
Ogni volta che ti allontani dalla mamma le dai una pugnalata nel cuore.
La mamma ti chiama solo quando non è con il suo nuovo marito.
Papà fa finta di volerti bene ma ci ha abbandonati ed ha scelta altri al posto tuo.
Lo vedi in che condizioni ci lascia vivere la mamma?
Il tuo papà è davvero cattivo sta regalando tutto il suo affetto ad un’altra famiglia.
Questi sono solo esempi di frasi tipiche che, ripetutamente, ora dopo ora, giorno dopo giorno e settimana dopo settimana, il piccolo riceve dal genitore mediante un vero e proprio lavaggio del cervello. Immaginate la quotidianità di un bambino vissuto con questo martellamento, e provate ad immaginare con quale luce potrà incontrare l’altro genitore che andrà a trovarlo. Pensate che lo accoglierà con serenità?
La mente di un bambino è particolarmente plastica ed è in grado di assorbire suggestioni molto più di un adulto che ha già una personalità consolidata ed opinioni sul mondo circostante ormai radicate. Il piccolo, in via di formazione, è in grado di integrare, assorbire e far sue idee e comportamenti, soprattutto se questi sono dettati da figure significative come quelle di un genitore che lo ha in affido. Se poi a questo martellamento si aggiungono rinforzi provenienti dalla nonna, da un fratello o da un parente prossimo, ecco che il piccolo si trasforma in una vera arma letale carica di odio e rancore versa l’altro genitore. E, spesso, usata proprio per far male all’altro dal quale si ritiene di avere risarcimenti, soprattutto, di carattere emotivo. Tu hai fatto soffrire me? Ora tocca a te!
La PAS, quindi, esiste, eccome! E i suoi effetti sono tangibili.
Nonostante la sua evidenza e i numerosi studi che ne confermano la sua veridicità, essa è messa in discussione per il semplice fatto che non è riportata nel Manuale Internazionale dei Disturbi Mentali, DSM. Beh nel DSM non c’è un grande approfondimento di quelle patologie che riguardano il sistema famigliare. In esso ci si concentra maggiormente su quelle caratteristiche diagnostiche che possono essere perfettamente inquadrate esclusivamente nel singolo individuo. Ricordiamo, inoltre, che in molti manuali nemmeno il Mobbing, così come i danni da Stalking come addirittura la famosa sindrome di Stoccolma sono menzionati. Ma qualcuno si sognerebbe di metterne in dubbio la loro esistenza? Essendo la PAS al centro di diatribe legali allora, in barba alla scienza, con questa ci si può permettere di tutto.
Ma, non si capisce nemmeno a quale comunità scientifica che la rifiuta si riferiscano quegli avvocati che ne negano l’esistenza. Poiché una mole di studi esiste in letteratura su questa patologia che, ricordiamo, è espressione di una distorta dinamica del gruppo famigliare.
Ovvio, cercando nel mucchio, si trova sempre quel professionista che, magari a caccia di identità, ne nega l’esistenza per fini prettamente ideologici, come quelli che ritengono la necessità di rispettare l’opinione del bambino, in barba alle influenze negative in grado di condizionare fortemente questa opinione (anche in ambito scientifico c’è chi fa ideologia).Così come, sempre nel mazzo, è possibile trovare quel professionista che nega in toto l’esistenza delle malattie mentali, chi nega l’efficacia delle cure sul cancro e, addirittura, nega l’esistenza di malattie come l’AIDS.
Chi nega la PAS o fa solo ideologia o è completamente ignaro della realtà clinica.
Fonte/credits:www.medicitalia.it