MOTTEGGIANA. Una bimba vittima delle bugie degli adulti, strattonata nel braccio di ferro dell’odio. Una bimba preda della paura. Una bimba che si ammala. Da quando aveva quattro anni è stata convinta dalla madre, giorno dopo giorno, tormentata dal dolore per una separazione non accettata, che il padre è un malvagio, che le ha abbandonate dopo aver abusato di lei. Lo ha accusato, con la complicità dei nonni, delle nefandezze più bieche, fino al tentato omicidio e perfino alla violenza sessuale. Il Tribunale ha condannato la madre, una 39enne di Motteggiana, la Corte d’Appello ha confermato la sentenza, ma nessuno può garantire che la piccola avrà mai una vita serena. Perché Giulia (nome di fantasia a tutela della piccola, che oggi ha 10 anni, ndr) si è ammalata di PAS, una patologia gravissima che può insorgere nei bambini coinvolti in separazioni conflittuali. Fino a quando guarirà, se mai questo accadrà, il padre non potrà incontrarla per non turbarla. A smontare l’accusa di pedofilia costruita dalla donna sono entrati in campo anche i Ris, che hanno scoperto che una foto di padre e figlia, esibita dalla madre in tribunale come prova degli abusi, era in realtà stata scattata da lei, forse già con l’idea di incastrare il marito che la stava lasciando. La storia è cominciata sei anni fa come una normale separazione tra coniugi con una figlia in comune. Lui, tecnico informatico di Borgoforte, che allora aveva 32 anni, se ne va di casa. La donna reagisce male e alza subito il tiro. La prima mossa sono denunce per percosse e maltrattamenti. Episodi non gravi, che, comunque, vengono smontati uno dopo l’altro dai carabinieri come “infondate notizie di reato”. Lei non si arrende e dà battaglia senza sconti, fuori e dentro casa. Coinvolge anche i genitori, una coppia vecchio stile che mal digerisce la separazione della figlia. La madre della donna arriva a denunciare il genero per tentato omicidio, accusandolo di aver cercato di investirla. Il giudice archivia: tutto falso. Ma i colpi letali la donna li sferra in casa: fa il lavaggio del cervello alla bimba, raccontandole bugie denigratorie sul padre, fino a convincerla di aver vissuto con un mostro che le ha fatto del male. Vuole una complice per vendicarsi dell’uomo, che nel frattempo si è messo con un’altra. Non sa che sta facendo ammalare la bimba di una patologia gravissima: la PAS. Giulia comincia a vivere nel terrore, ha paura del padre, che diventa il simbolo del male, descrive con termini tecnici che le ha propinato la madre violenze mai avvenute. Il colpo finale la madre lo sferra con una foto in cui compare l’uomo quasi nudo con la bimba in braccio: «È un pedofilo, se l’è fatta con l’autoscatto, l’ho trovata in un cassetto». La foto finisce ai Ris, che anche grazie alle contraddizioni della donna, scoprono che l’ha scattata lei mentre padre e figlia uscivano dalla doccia. Due collegi di neuropsichiatri assicurano che la bimba non ha subito abusi di alcun tipo, il padre non è né violento né pedofilo. È Giulia ad essersi ammalata. –
Articolo di Rossella Canadè da la Gazzetta di Mantova — 25 aprile 2010 pagina 22.
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