Los Angeles Times, Aug. 28, 1952 – Ieri nel corso di alcuni momenti di tensione le proteste e le lacrime di una bambina di 9 anni, Marlene Matchan, hanno minacciato di bloccare l’esecuzione dell’ordine della corte che aveva deciso di toglierla dall’affido alla nonna per collocarla presso la madre. C’è voluto l’intervento personale del giudice superiore William R. McKay per riconciliare la bambina con l’idea di lasciare la corte in compagnia della madre, la signora Louise Z. McBride, 28 anni, mentre era forte desiderio della bambina rimanere con la nonna, la signora Florence Zautner, 64 anni.
“Non voglio vivere con mia madre!” ha gridato la bambina quando il giudice McKay ha lasciato l’aula dopo aver letto la sentenza.
Fino a quel momento la bambina sedeva vicino alla signora Zautner, e la signora McBride, la figlia della signora Zautner, si è diretta verso Marlene a braccia aperte.
“Vattene via da me!” ha protestato la bambina “ voglio stare con la mia nonna!”
Prima di leggere la sentenza, il giudice aveva aspettato che il padre della signora McBride, colonnello George H. Zautner di 74 anni, lasciasse l’aula. Questo perché si temeva che il colonnello Zautner, che aveva testimoniato di soffrire di cuore, potesse correre dei rischi nell’assistere alla violenta reazione emotiva che si prospettava come evidente.
Ma ora la signora McBride finalmente aveva ottenuto l’ingiunzione che aveva richiesto. Tuttavia era lì in piedi senza sapere cosa fare davanti alle resistenze della bambina. Si rivolta verso il suo avvocato, William T. Hays.
L’avvocato si velocemente infilato nella camera di consiglio del giudice McKay, lamentando che la violenta reazione emotiva della bambina era il risultato di un condizionamento operato dalla nonna, che rigettava fermamente l’accusa. Il giudice McKay ha ordinato al suo ufficiale di polizia giudiziaria, Archie C. Carter, di scortare Marlene nella camera di consiglio.
“Tua madre è stata poco gentile con te?” ha chiesto il gidice alla bambina.
“Certo che è stata gentile” ha risposto Marlene “ma riesco a fare meglio le cose che voglio restando da mia nonna”.
“Bene” ha detto il giudice “adesso devi andare con tua madre e devi essere gentile con lei. Mi prometti che farai questo?”
“D’accordo, giudice” ha detto Marlene quando il giudice la ha accompagnata alla porta laterale dove era d’accordo dovesse attendere la madre. Ma invece ad attenderla lì c’era ancora la signora Zautner. Marlene si è lanciata tra le sue braccia e nuove lacrime sono scese. Il giudice McKay era scosso.
“Signora, lei ha brutalmente avvelenato la mente di questa bambina contro la madre, la sua stessa figlia!” ha ammonito il giudice rivolto alla signora Zautner “Se non desisterà da ulteriori interferenze farò in modo che le autorità competenti aprano indagini sul suo comportamento.”
Ma anche così c’è voluto qualche tempo prima che l’avvocato della signora Zautner, E. M. Clark, riuscisse a convincerla a lasciare la nipote. La donna ha lasciato il tribunale in compagnia dell’amica, la signora Edith Conrad. Pochi minuti dopo anche Marlene è uscita, tenuta per mano dalla madre e dal patrigno, Rakph McBride, 38 anni, tecnico dei telefoni.
La contesa sull’affido aveva visto la nonna opporsi alla richiesta della madre della bambina di riavere la figlia, accusandola di essere dedita all’alcol e di essere inadatta ad occuparsi della bambina. Ma il giudice Mckay nella sentenza ha ritenuto queste accuse gravemente esagerate.
“In 30 anni di carriera” ha detto il giudice “non ho mai visto così tanto veleno e cattiveria in un caso. Spero che il ricordo di questa udienza verrà cancellato dalle menti di tutti i partecipanti”.
[“Judge Intervenes to Patch Up Family; Child, Awarded to Mother, Refuses to Leave Grandmother Till Jurist Takes a Hand,” ]