«Era separato dalla moglie ma poteva vedere le figlie, due bambine di 5 e 7 anni, periodicamente “in luogo neutro”. Quando le aveva con sè, voleva portarle a casa dei suoi genitori, i nonni paterni. Ma le bambine non volevano andarci. Lui però si era convinto che fosse la madre a “manovrarle” e a indurle a non frequentare la casa dei nonni».
«La coppia si trovava di fronte all’assistente sociale che da due anni ormai seguiva la loro separazione. L’uomo ha agito con estrema freddezza, estraendo il coltello dalla borsa e colpendo a raffica la moglie, caduta a terra in una pozza di sangue. Subito dopo è uscito dalla stanza, come se nulla fosse, e ha aspettato l’arrivo dei carabinieri che lo hanno arrestato».
Se la donna era davvero una alienatrice, e magari aveva ottenuto di far condannare il papà e le figlie ad incontri protetti con false accuse, occorre ripensare al pericoloso precedente di quella donna che ha ucciso il marito ed evitato la galera sostenendo di aver agito per difendere la figlia da un pedofilo.