Un caso di alienazione genitoriale connesso con la manipolazione psicologica operata da organizzazioni religiose, in cui il genitore alienante si è appoggiato ad una ben nota organizzazione religiosa per manipolare il figlio contro la madre, è stato pubblicato sulla rivista accademica “Cultic Studies Journal” da Ford Green, famoso avvocato Californiano, noto per le sue azioni legali contro le sette.
Litigating Child Custody with Religious Cults
Ford Greene
Esq. San Anselmo, California
Abstract
Promuovere una azione legale sull’affido dei figli o sui diritti di visita è un compito complesso. Poichè la legge assicura una speciale protezione alle religioni, l’avvocato dovrà documentare con accuratezza i fatti rilevanti e usare un linguaggio appropriato. Senza mai mettere in discussione la verità o fasità delle dottrine religiose del gruppo, l’avvocato dovrà cercare di dimostrare che le pratiche del gruppo sono fisicamente o psicologicamente dannose per il minore. Informazioni provenienti da una varietà di fonti, tra cui insegnanti, psicologi della scuola, assistenti sociali, terapeuti ecc. devono essere attentamente considerate. L’articolo discute anche alcuni casi esemplari.
[…]
Il modello sopra esposto ha avuto successo in un recente caso trattato dal sottoscritto. Una madre divorziata e risposata aveva ottenuto l’affido del figlio di dieci anni avuto dal suo precedente matrimonio con un padre membro di una setta. Il padre faceva parte della Chiesa di Scientology. Con il passare del tempo il ragazzo cominciò a mostrare comportamenti negativi associabili allo stress. I suoi voti a scuola cominciarono a peggiorare, le sue relazioni con i compagni si deteriorarono. Divenne impossibile per il genitore affidatario e per gli insegnanti trattare con lui. Al ritorno da una vacanza di 6 settimane con il padre, la madre descrisse il comportamento del ragazzo come “fuori contatto”. Ogni volta che tornava da una vacanza con il padre il bambino era fuori contatto per due o tre giorni. Cominciava ad esempio a rifiutare il bacio della buonanotte alla madre. Dopo un certo periodo, un giorno il ragazzo prese la bicicletta e percorse 10 miglia per poi prendere un traghetto e attraversare la baia per raggiungere il quartier generale di Scientology dove il padre lo aspettava.
La madre ottenne dal Tribunale un ordine restrittivo provvisorio che vietava al padre di avere contatti con il figlio.
Due o tre mesi dopo la questione se la Chiesa di Scientology fosse dannosa per il benessere psicologico del minore venne discussa a fondo nel corso di un processo durato 10 giorni. La Chiesa di Scientology cercò senza successo di costituirsi nel giudizio sulla base del fatto che veniva messa in cattiva luce. Furono chiamati a testimoniare la madre, lo psicologo della scuola, un assistente sociale, il padre membro di Scientology, il nuovo marito della madre, un amico del padre, e il nonno paterno. Non ci furono consulenze tecniche di esperti. Nel corso del controinterrogatorio condotto sulla base di documenti scritti prodotti da Scientology il padre, membro della Chiesa, testimoniò che gli individui “contrari all’avanzamento di Scientology” erano definiti come “persone soppressive“. Inoltre testimoniò che ogni membro di Scientology che avesse relazioni con queste persone era definito nei documenti interni come “potenziale sorgente di problemi”. Il padre rifiutò di ammettere che una persona divenuta “potenziale sorgente di problemi” è obbligato a “disconnettersi” dalla “persona soppressiva”, anche se questo era chiaramente scritto nei documenti.
Il giudice comunque comprese subito il punto. La Corte sentenziò che alla madre doveva essere garantito l’affido esclusivo del minore, con una serie di severe restrizioni per il padre.
Fonte completa in inglese: Cultic Studies Journal, Vol. 6, No. 1, 1989.
Profilo Wikipedia dell’avvocato: Ford Green.
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Io qua in realtà vedo un utilizzo strumentale dell’appartenenza religiosa per togliere un figlio al padre. E questa madre alla fine c’è anche riuscita… Strano che non siano state messe le motivazioni della sentenza che forse ci permetterebbero di capire come stanno veramente le cose…
In effetti il rischio della strumentalizzazione di motivazioni pretestuose esiste sempre nei casi di figli contesi.
Il post però è stato pubblicato non tanto per enfatizzare il caso concreto di quella famiglia e di quella appartenenza religiosa, ma per evidenziare come il problema della manipolazione dei figli si inserisca in un contesto molto più ampio per cui si possono trovare analisi su questo tema anche in ambiti apparentemente assai distanti. La fonte citata infatti è una rivista specializzata peer reviewed che non si occupa di problemi familiari ma esclusivamente di culti e religioni alternative.
E’ anche interessante notare come uno studio sull’alienazione genitoriale sia stato pubblicato sulla stessa rivista (The Cult of Parenthood: A Qualitative Study of Parental Alienation, Amy J. L. Baker, Ph.D., Cultic Studies Review Vol. 4, No. 1, 2005) in questo caso senza che nessun culto fosse coinvolto nella tematica esposta, ma invece per dimostrare come vi siano strette analogie tra il rapporto non corretto che instaura tra minori e genitore alienante e il rapporto altrettanto non corretto che nasce tra i seguaci e i leader di certi culti.
Il blog non prende posizione né a favore né contro determinati culti o religioni, la tematica di cui si occupa è tuttaltra.
In effetti io mi occupo di parecchi casi di genitori conflittuali in cui c’è un impedimento doloso della cura filiale da parte di uno dei due. In alcuni casi uno dei genitori ha utilizzato strumentalmente la religione dell’altro per toglierli/le il figlio/a/i/e. Per fortuna per quanto mi riguarda devo dire che a parte il caso di un padre ritenuto ridicolmente fanatico religioso perché andava tre settimane all’anno a Medjugore, i giudici non hanno mai preso seriamente in considerazione l’appartenenza religiosa (e in alcuni casi si trattava proprio di Scientology) e quindi per fortuna in Italia si valuta in base al benessere del minore e basta. Purtroppo in Italia gli abusi e le ingiustizie, come ad esempio nel caso del papà che andava a Medjugore, vengono soprattutto dall’incompetenza delle perizie e relazioni psichiatriche e psicologiche che non inquadrano quasi mai la realtà oggettiva e la verità. Vedi anche il caso di F. C. per esempio. La maggior parte delle decisioni sbagliate provengono proprio dalle relazioni dei servizi sociali e dalle perizie dei CTU che spesso valutano in base alle loro convinzioni personali o pregiudizi e non in modo oggettivo e imparziale.