Bambini contesi: l’alienazione genitoriale – dott.ssa Maristella Fantini

Maristella Fantini, laureata in Medicina, specializzata in Neurologia opera come psicoterapeuta. Dal 1980 al 2007 ha lavorato come psichiatra presso i Centri di Salute Mentale di Torino e conosce la realtà di quartieri complessi come Mirafiori, Nizza Millefonti, Lingotto, Torino Centro e San Salvario.

E’ autrice di numerose pubblicazioni.

Fonte originale: www.maristellafantini.it

Cos’è la sindrome da alienazione genitoriale?

La sindrome da alienazione genitoriale, detta in inglese PAS (Parental Alienation Syndrome) è la situazione dei bambini contesi fra due partner in via di separazione o separati, in cui un genitore mette il bambino contro l’altro genitore, senza validi motivi legati la benessere del bambino, ma per agire il conflitto di coppia. Questa situazione impedisce ad un bambino di rapportarsi in modo naturale verso entrambi i genitori, cosa di cui ha bisogno per crescere bene e strutturare una buona personalità.

Ne consegue un danno psicologico, che ultimamente è oggetto di studio e di definizione legale.

La contesa dei genitori è da considerare una violenza, sia perché va contro il diritto del bambino di rapportarsi ai due genitori, sia perché quasi sempre si accompagna ad una violenza assistita. Si tratta di atti di aggressività fisica, verbale, psicologica, sessuale od economica compiuta sulle figure di riferimento del bambino, di cui egli viene ad avere esperienza diretta o indiretta.

Tale violenza può produrre dei traumi sul bambino. Le conseguenze dipendono da fattori diversi, alcuni legati al trauma stesso (la gravità della conflittualità, l’età del bambino, la cronicità della esposizione, i ricatti aggiuntivi) ed altri legati alla situazione generale (le risorse famigliari, le persone di aiuto, il tipo di legame precedente al conflitto, le eventuali violenze aggiuntive, le decisioni prese in conseguenza).

Il danno psicologico non ha effetti chiari ed immediati. Tra la negatività subita e il danno ci sta la scelta individuale di quel bambino, di reagire in modo più costruttivo o più distruttivo. Ai genitori, che hanno potere su di lui, resta la grave responsabilità di aver agito in modo lesivo sullo sviluppo armonico del figlio.

Perché il bambino deve poter vivere sia la relazione con la madre sia la relazione col padre?

Quello che il bambino sperimenta, attraverso la relazione coi genitori, entra a far parte del suo Io, cioè della sua personalità di futuro uomo adulto.

All’inizio il bambino piccolo è in simbiosi. I due genitori hanno la funzione di accogliere i bisogni del figlio e di soddisfarli ma anche di strutturare confini e regole dentro cui tali bisogni trovano risposte. I due aspetti di questa funzione vengono chiamati: aspetto affettivo (accogliere i bisogni) e aspetto normativo (trasmettere regole e valori).

Il fatto di essere in due, madre e padre in tale funzione, rende il contenitore nutriente, e definisce meglio i due versanti educativi, quello affettivo in genere riservato alla madre e quello normativo in genere riservato al padre.

La doppia simbiosi naturale protegge il figlio e lo struttura, aiutandolo a crescere.

Nel corso della crescita gli esempi dei genitori diventano parte della identità del ragazzo. Egli si costruisce un proprio Genitore Interno, dove confluisce la componente affettiva materna e normativa paterna. Il graduale allentamento della simbiosi naturale e la strutturazione di tale Genitore Interno termina verso la adolescenza o post adolescenza. Da quel momento il ragazzo può incominciare a camminare più autonomo.

Quali conseguenze subiscono i bambini contesi?

Innanzitutto il bambino che assiste alla battaglia fra i genitori non può fare il bambino, ma gli viene dato un ruolo più grande di lui. Si deve occupare dei bisogni dei genitori. I suoi bisogni restano in secondo piano perché padre e madre sono intenti a litigare, e appaiono fragili ed inattendibili. Egli salterà delle tappe o le supererà male, col rischio di avere delle fragilità.

Le aree di tali fragilità sono soprattutto:

Incertezza affettiva e sessuale. Il bambino potrà far fatica ad identificarsi col genitore dello stesso sesso. Ad esempio un bambino che viene tenuto lontano dal padre, da parte della madre separata, si potrà sentire maschio ma con la paura di fare il maschio, visto che papà è cattivo. Sarà incerto nell’avvicinare o frequentare le donne. Allo stesso modo una ragazza, tirata fra l’affetto paterno e la fedeltà alla madre arrabbiata, potrà restare ambivalente nelle relazioni d’amore.

Ogni bambino deve potersi identificare con il genitore del suo sesso: se è maschio deve poter assimilare le parti buone del padre (se lo frequetna) o idealizzarlo (se non lo frequenta). Viceversa se femmina.

Scarsa fiducia nel mondo. Il bambino potrà avere difficoltà a fidarsi del padre perché è bombardato da messaggi che lo descrivono dannoso, ma neanche della madre, che crea un clima emotivo spiacevole. Potrebbe non fidarsi neanche di se stesso e dei suoi sentimenti, perché un tempo lui ha amato entrambi. Il non fidarsi è uno dei temi ricorrenti nelle persone che sono state bambini contesi. Porta ad un atteggiamento vagamente paranoico, eccessivamente sospettoso.

Difficile crescita. Spesso il bambino riceve il messaggio:
“Se ti avvicini a papà (o a mamma) mi perdi”. Così egli cerca di restare attaccato al genitore con cui vive, per non restare solo. E anche per non tradirlo. Questo rende difficile il superamento della simbiosi (mamma ha bisogno di me, che la difenda) e accentua gli atteggiamenti evitanti verso il mondo esterno. Il bambino può continuare a cercare nel genitore “debole” gli stimoli che dovrebbe cercare fuori casa.

Senso di colpa. Durante le sfide aggressive fra i genitori né la madre, ma neanche il padre, gli spiegano cosa succede. Lui può credere che le liti avvengano per colpa sua (Sono cattivo? Sono diverso da come mi vorrebbero?) Il senso di colpa è depressogeno.

Quali conseguenze possono rimanere nella personalità adulta?

Le conseguenze sulla personalità sono l’aspetto più importante della situazione dei bambini contesi, e riguardano la formazione del Genitore Interno. Il bambino conteso vede un genitore contro l’altro e quindi ne percepisce uno buono e uno cattivo. Non solo. Li vede tutti e due in pericolo: quello buono perché aggredito dal quello cattivo, quello cattivo perché resta confinato da solo. Quindi: uno buono e uno cattivo, ma anche uno buono che fa il cattivo e uno cattivo che suscita compassione. Si comprende come il modello sia scisso ed ambivalente.

Il bambino mette tutto questo dentro di sé, quando forma il SUO Genitore Interno. Esso avrà due poli opposti buono e cattivo, poco integrati fra loro. Inoltre la guerra fra i genitori diventa la sua guerra interna fra una parte buona e una parte cattiva. Avrà una scissione ed un conflitto nella parte genitoriale introiettata.

La scissione delle nostre parti interne, specie del Genitore , può portare a disturbi di personalità. Questo disturbo presenta infatti: conflitti, scarsa gestione delle emozioni, passaggio da idealizzazione positiva a svalutazioni negative, senso grandioso di sé o senso nullo di sé, fragilità nelle relazioni, insicurezza nei propri bisogni negati o esaltati ecc.

Quindi la conseguenza è che i bambini contesi possano avere, più di altri, il rischio di sviluppare dei disturbi di personalità, a causa della presenza di elementi scissi durante la formazione della loro parte genitoriale introiettata= Genitore interno.

Conclusione

Possiamo riassumere i concetti in questi consigli:

  • Se siete in contrasto fra voi, sposati, separati o divorziati, tenete il figlio fuori dalle vostre liti, perché anche se non siete più coppia continuate ad essere genitori per vostro figlio.
  • Non usate il figlio per le vostre vendette o recriminazioni, perché lo rendete un oggetto, e non ve lo perdonerà facilmente.
  • Fate in modo di restare entrambi vicini a lui, con pari tempo, diritto e valore.
  • Sappiate che egli guarda il modello della vostra relazione, cioè di come vi comportate fra di voi, perchè questo modello diventerà il suo, nelle relazioni future, ma diventerà anche una parte della sua psiche.
  • Se vi fate la guerra, domani egli avrà una guerra nella testa; se vi odiate, egli domani odierà una parte di sé; se uno si mette contro l’altro, egli si troverà domani a negare un bisogno, per salvarne un altro.
  • Mostrate al figlio che potete stare insieme, al di là dei contrasti personali.
  • Siate entrambi genitori nutrienti, in cui egli possa identificarsi.
  • Fate in modo che si fidi sia di papà che di mamma, per diventare un grande di cui ci si possa fidare.
  • Fategli sentire che è bello crescere, potersi allontanare da chi ci ama, per riavvicinarsi.
  • Dategli tutte le informazioni possibili di ciò che succede in casa, perché sviluppi un pensiero chiaro e coerente

BIBLIOGRAFIA

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