Una famiglia francese è rimasta vittima di un truffatore che dopo averli messi in stato di soggezione li ha privati dei loro beni. Alcune dettagli evidenziano importanti punti di contatto con l’alienazione parentale:
- il marito di una delle vittime si è sottratto alla manipolazione e per questo il manipolatore gli ha messo contro le figlie, che hanno addirittura fatto istanza di cambio di cognome;
- la moglie ha chiesto la separazione e Il manipolatore ha convinto la donna che l’ex marito aveva abusato di una delle figlie;
- l’intero nucleo familiare allargato viveva in uno stato di paura e paranoia dopo essere stato convinto dell’esistenza di un complotto per ucciderli che comprendeva anche reti internazionali di pedofili e altre associazioni segrete.
Fonti in francese e inglese:
(La Nazione 25-9-2012) – L’HANNO chiamato il caso dei ‘reclusi di Monflanquin’, dal territorio dove sorge il bel castello della aristocratica famiglia de Védrines, nella zona di Bordeaux. Dietro le spesso mura e le torri circolari del maniero si è svolta per dieci anni la più incredibile vicenda di plagio che la Francia ricordi, per durata e numero delle vittime, e che ha condotto sul lastrico una famiglia letteralmente prigioniera di una sorta di guru. O almeno questa è l’accusa.
Il processo si è aperto ieri e i fatti sono sul tavolo. Dal 1999 al 2009, gli undici membri della famiglia de Védrines, nonna, figli e nipoti, di età fra i 16 e gli 89 anni, sono stati spogliati di ogni loro avere, più o meno 4 milioni e mezzo di euro. Tutti convinti dall’astuto guru – Thierry Tilly, oggi cinquantenne – di avere bisogno della sua ‘protezione’ perché perseguitati da un complotto francomassone: Tilly si è presentato come agente segreto, a capo di un’organizzazione internazionale incaricata di proteggere le ‘grandi famiglie meritevoli’. Ha soggiogato psicologicamente tutti quanti, carpendo loro ansie e confessioni, usando quanto apprendeva da ognuno circa gli altri per cucire discorsi su misura per i vari polli.
INCREDIBILE? Sì, se si pensa che i de Védrines erano affermati professionisti ben inseriti nella società, e che hanno finito per rompere ogni legame con l’esterno rinchiudendosi nel castello: uno, Charles, noto ginecologo che aveva anche avuto un’esperienza politica locale a lato di Alain Juppé, ha chiuso lo studio. Finisce a fare lavoretti come giardiniere, mentre sua moglie, Christine, è ridotta a fare la cuoca. La sorella di Charles, Ghislaine, moglie di un giornalista, è convinta a cacciare di casa il marito, l’unico a non farsi abbindolare. Un altro dei fratelli, Philippe de Védrines, è dirigente in una compagnia petrolifera. Tutti sembrano ipnotizzati.
NON BASTA: spunta anche un super-guru, perché Tilly, installato al castello (finito poi venduto anch’esso, mobili compresi) ha fatto versare fiumi di denaro e donazioni a una vaga organizzazione non governativa canadese che faceva riferimento a Jacques Gonzalez, 65 anni: questi si presentava come Grande di Spagna, ma non risulta avere occupazione né reddito: solo un tenore di vita lussuoso. Un milione e mezzo di euro sarebbe finito nelle sue tasche.
Tilly entra nella vita della famiglia quando incrocia Ghislaine, nel 1997: la donna, psicologicamente fragile per la perdita ravvicinata del padre e di una sorella, lo assume per gestire una piccola impresa che ha rilevato. L’uomo velocemente conquista la cieca fiducia del gruppo: la madre di Ghislaine, Guillemette (morta a 97 anni nel 2010), i figli, i fratelli. Solo Jean Marchand, marito di Ghislaine, non ci casca: è allontanato dalla tribù, e avvia dall’esterno una battaglia legale mentre i suoi figli lavorano nei ristoranti passando lo stipendio a Tilly. Marchand vede prosciugarsi i conti in banca della nobile famiglia la quale, su istigazione del guru, non paga più i conti e si riempe così di debiti.
SOLO NEL 2005 Marchand ottiene un primo avvio di inchiesta. Intanto, senza più castello, tutto il gregge si sposta con Tilly in Inghilterra. Ma si vedono le prime crepe: Philippe non varca la Manica. Altri si ribellano. Nel 2009, alla fine, Tilly viene arrestato, in Svizzera. Ora accusa i de Védrines, «ossessivi e appiccicosi», di averlo rovinato. «Tilly ha dirottato a suo profitto il fenomeno di ‘transfert’ indispensabile al successo di una cura psicoanalitica», commenta uno dei periti nominati dal tribunale.
Vedi anche:
http://www.loritatinelli.it/2013/12/14/i-reclusi-di-monflanquin-questo-e-linizio-di-una-nuova-vita/
Mirella Bo
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Fadette
Merci pour ces informations