Privati dei figli – Daniela Missaglia 27.12.2016

I “papà inutili” privati dei figli e poi rimborsati

missaL’affidamento dei bimbi alle madri è visto come un “diritto naturale”. E ai padri vengono tolti dignità e spazi. Ma qualcosa sta cambiando
di Daniela Missaglia (www.ilgiornale.it, 27 dicembre 2016)

Mentre ascoltavo il flusso di parole di quest’uomo sofferente seduto di fronte a me, lo stupore di cui ancora sono capace, dopo tanti anni, ha invaso la stanza disegnando sulle pareti, sulla scrivania, sui codici sparsi qua e là l’interrogativo che più mi sgomenta: «Perché?».
Perché ancora una volta siamo a questo punto? Ho scritto libri (fra cui Scarti di famiglia – storie di separazioni conflittuali e di figli calpestati ) nei quali rivivevo la tragicità di situazioni in cui i minori si trasformavano, da proiezione dell’amore coniugale a strumento di lotta, di saccheggio dell’altrui dignità, di somma punizione e ho narrato gli sforzi profusi per definire – non solo giudizialmente – queste degenerazioni della crisi sentimentale riconducendole nel solco dell’armonizzazione dei rapporti a tutela delle vittime di questi conflitti, i bambini in primis , ma anche i genitori defraudati da questo dono e diritto naturale.

Ciò nonostante mi inseguono, da tutta Italia e non solo, vicende in cui sempre più spesso si crea un cortocircuito impazzito fra psiche umana, difensori ciecamente schierati, giudici miopi, enti territoriali (in specie Servizi sociali) inefficienti, un fenomeno che letteralmente svuota la genitorialità deprivandola delle sue prerogative minimali.

È il caso dei genitori, padri prevalentemente, che non riescono più a vedere i loro bambini o vengono canalizzati attraverso modalità di visita tali da rendere il sacrosanto e naturale rapporto con i loro figli un calvario insopportabile.

Il rischio più grande avviene quando il conflitto genitoriale si sviluppa contestualmente alla nascita del bambino, allorché subentri il convincimento, anche da parte dei giudici, che la figura paterna sia fungibile o non indispensabile, al contrario – invece – di quella materna: mi sono scontrata con Tribunali e Corti d’Appello che teorizzano una sorta di «diritto naturale» del bambino a non separarsi pressoché mai dalla madre, come se un padre non potesse sopperire in egual modo ai bisogni primari del lattante.

Mi sono imbattuta in regolamentazioni tanto restrittive quanto umilianti, come se il fatto di non aver portato in grembo una creatura definisca il padre quale accessorio non indispensabile e persino pericoloso per la serenità quotidiana del minore. Poi vi sono i padri che, vuoi per un’accusa malevola e strategica, vuoi per un giudizio superficiale o la strumentalizzazione di una debolezza, vengono colpiti su questo fronte da madri vendicative che, ad un certo punto, si arrogano lo ius vitae et necis dell’altrui genitorialità, utilizzando nel conflitto in corso l’arma più deflagrante, quella più spietata: sollecitando nel giudice frettoloso dubbi di un pregiudizio imminente al minore, sovente certe madri riescono ad ottenere una moratoria delle visite, una loro compressione importante, più spesso la limitazione delle stesse in ambito di «spazio neutro», vigilato, monitorato dai Servizi sociali o da personale da questi delegato.

La naturalità e spontaneità dei rapporti padre-figlio viene umiliata con pregiudizio del padre ma anche del figlio stesso: ho assistito uomini costretti a vedere la prole due ore alla settimana in un centro commerciale, altri in un anonimo locale del Comune, altri solo presso la casa materna, con buona pace di qualunque intimità, spontaneità, empatia fra il genitore ed il figlio.

Non c’è ristoro che possa riparare i danni prodotti, anni perduti, esperienze cancellate, affettività compromessa, fiducia da ricostruire, equilibri vanificati.

L’esperienza forse più toccante della mia carriera è stata quella di un amorevole padre che, ottenuta finalmente giustizia e la possibilità di esercitare liberamente il suo ruolo dopo anni di umiliazioni e conflitti degenerati dal cortocircuito poc’anzi descritto, si è infine prematuramente ammalato ed è spirato in poco tempo per un male incurabile, una beffa del destino ma anche un effetto, verosimilmente, di uno stress che certamente in siffatte vicende raggiunge apici inimmaginabili.

Sempre più frequenti sono le sentenze che riconoscono a questi padri un diritto risarcitorio: scrive la Cassazione in una pronuncia del 2011 «sicuramente responsabile di ciò, alla luce delle risultanze processuali, è da ritenersi la resistente che, con il suo ostinato, caparbio e reiterato comportamento, cosciente e volontario, è venuta meno al fondamentale dovere, morale e giuridico, di non ostacolare, ma anzi di favorire la partecipazione dell’altro genitore alla crescita ed alla vita affettiva del figlio causando all’attore, che con questo processo ne chiede il ristoro, un danno non patrimoniale da intendersi nella sua accezione più ampia di danno determinato dalla lesione di interessi inerenti la persona non connotati da rilevanza economica».

Ma questi denari non ripagano le sofferenze patite e ciò che si è perduto quando si viene ostacolati nei confronti di un figlio non ha valore economicamente apprezzabile.

Soprattutto si sottovaluta colpevolmente il danno che si procura al minore stesso, imbrigliato in questi meccanismi di lotta fra adulti: in un saggio intitolato Fatherless America scritto dallo statunitense David Blankenhorn vengono affrontati gli effetti pratici di un mondo «senza padri», sia che essi vengano – come nei casi descritti – pretermessi violentemente dalla famiglia sia che essi rinuncino volontariamente ad esercitare il loro ruolo.

L’autore traccia un quadro inquietante nel quale arriva a citare statistiche in base alle quali l’assenza del padre accresce il rischio di abusi sessuali sul minore, esperienze sessuali precoci, depressione, devianze comportamentali.

È paradossale come il legislatore italiano, fin dalla L. 54/2006 abbia sospinto il concetto di bi-genitorialità e poi consenta, nelle pieghe della legge e dell’applicazione pratica della stessa, che ancora oggi troppi genitori vengano ostacolati o impediti nell’esercizio del loro primigenio diritto.

San Matteo, l’evangelista, diceva (7:11) che un padre amorevole dovrebbe «saper dare doni buoni ai suoi figli»: umilmente aggiungo che dovrebbero essere messi sempre in condizione di poterlo fare.

Fonte/Credits: Daniela Missaglia (www.ilgiornale.it)

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4 Comments

  1. maurizio sperti

    Quando mi vengono in visione simili argomenti ne rimango entusiasto illudendomi che forse potrei trovare un rimedio per mio figlio che sta vivendo una situazione al quanto singolare ed a malo modo…penso di averci messo tutta la mia volontà per un suo miglioramento nella vita sociale AFFETTIVO ed economico… ma ho trovato BARIERE , BARIERE SOLTANTO BARIERE ….ho un figlio di 15 anni, nato con un’asfissia grave ed una forma cromosomica irregolare (fortunatamente) con piccoli problemi, che dall’età di 3 anni ricoverandolo all’ospedale “Stella Maris” di Pisa si sono risolti in parte i problemi, anche se ancora oggi risulta affetto da ritardi mentali . 4 anni fa ,dalla relazione mia con sua madre (ex conviventi) è venuta fuori una crisi ( per folle ,esagerata ed ingiustificata gelosia) la madre decide di rompere il rapporto,nonostante i miei ripetuti consigli di risolvere la separazione tra di noi rimanendo in casa entrambi ad occuparci soprattutto del ragazzo potevamo permettercelo in quanto la casa è abbastanza grande (casa dei miei genitori)che io ho già prescritto la nuda proprietà a mio figlio…. da parte della madre i miei consigli non sono valsi a niente,in quanto si è rivolto a dei legali al fine di ottenere anch’essa dei diritti economici ,ma non avendo ottenuto alcunchè di ciò a cominciato a farmi svariate denunce penali (una dozzina)tra diffamazioni ,minacce, aggressioni, offese ecc.ecc.io a mia volta seccato o fatto a lei una sola denucia con 5 capi d’accusa (accuse veritiere) le mie , cominciava a venire fuori che io non venivo condannato ma al contrario lei cominciava a preoccuparsi delle condanne che avrebbe potuto avere lei …abbiamo chiuso questo fardello facendo la remissione di tutte le denunce le mie e le sue proprio in questi giorni costandomi tutto questo 35.000,oo mila euro (soldi che avrebbe potuto godere mio figlio)mentre lei aveva il gratuito patrocinio ,questo ciò che riguarda il penale… ritornando al civile ,l’iniziale,io mi ero rivolto ad un legale che a mia insaputa aveva un male terminale ed appunto non ho ricevuto una buona difesa rimettendoci la casa che mi è stata lasciata dai miei genitori in eredità in quanto la madre di mio figlio dichiarava che eravamo in questa casa da quando mio figlio è nato ma che invece stavamo lì da soli 3 anni prima ,del processo civile da quando mio figlio è nato stavamo in un’altra casa che io avevo costruito appositamente per lui dandole la nuda proprietà anche di questa …per vendetta lei voleva farmi perdere gli affetti e gli effetti di questa casa facendo stabilire al giudice che avendo lei la custodia del minore il minore restava in questa casa oltre a 300,00 euro al mese per mantenimento del minore avendo io solo 2 ore al giorno di affido,è tante volte non me lo fa neanche venire da me ,essendo io pensionato, il minore il giudice poteva lasciare la custodia a me, in quanto la madre a iniziato a lavorare all’AMIU di Bari ed essendo noi a Taranto lei da pendolare fa alzare mio figlio alle 5 a volte anche alle 4 di mattina per portarlo da una baby sitter che a sua volta lo porta a scuola alle 8 …la madre ritorna alle 15 per riprenderselo dalla baby sitter… o provato a fare ricorso in tribunale di ciò con testimoni (altri soldi) per il ricorso , per sentirmi dire che è venuto rigettato che la madre può fare tutto ciò SONO STANCO , SONO STANCO ,SONO STANCO ..dei tribunali e degli avvocati non o più risorse ne speranze, mi sento costretto a vivere ciò ,vedendo mio figlio perdere le guarigioni conquistati con i miei sacrifici quelli dei medici di Pisa e delle terapiste dell’ASL di Taranto con i plagi che le fornisce la madre noto che diventa sempre più introverso sempre più chiuso senza amici senza voler uscire da casa ,origliando senza volerlo il giorno del suo15° compleanno quando lo riportato dalla madre sento che le dice : ai visto che tuo padre non ti a regalato niente (quando invece gli o regalato una poesia) per i regali materiali gli o detto che me lo diceva lui ciò che avrebbe preferito per non comprargli cose che non avrebbe apprezzato, gli diceva ancora ti o detto io di non andare non lo devi ascoltare quando ti parla , anche quando siamo andati dall’avvocatessa lei ti a detto di non ascoltarlo a tuo padre ,O vuoi stare con lui , se vuoi stare con lui LA MAMMA SE NE VA.ho voluto prendere conferma da mio figlio il giorno seguente se era vero che l’avvocatessa gli aveva detto ciò , mi ha fatto cenno con la testa dicendomi di si, ma gli o chiesto di dirmelo a voce e mi a detto di si a voce , riferendo al mio avvocato questo mi riferiva che era molto grave …ma se dovevamo fare una querela all’avvocatessa dovevamo portare mio figlio in tribunale, mi sono cadute le bracce credo che a questo punto dovrò solo aspettare che mio figlio diventi grande quando avrà i ragionamenti con la propria testa anche se dovrò aspettare maggiormante per il suo problema di ritardo mentale …spero solo che sarò ancora vivo….. LA MIA STORIA E’ QUELLA DI MIO FIGLIO….

  2. Carlo

    Fino a che magistrati e avvocati non faranno pulizia al loro interno non ci sarà soluzione.

  3. zarak

    Era ora .Forza padri finalmente hanno capito che queste madri per fortuna non tutte vanno punite per il loro atteggiamento .

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