Non credo che sulla esistenza della PAS ci sia molto da discutere a riguardo.
I modelli di attaccamento già riccamente trattati da Bowlby e da tutta la corrente di Andolfi e Minuchin mostrano chiaramente che il bambino soprattutto nella età delle prime acquisizioni cognitive relazionale, quindi campo d’esistenza e sistema di variabili dipendenti (Malinowski), sviluppa esigenze di rapporto che tendono alla ALLEANZA, da cui le famose triangolazioni ben trattate da Andolfi sopracitato.
La relazione con uno dei due genitori,al di fuori degli aspetti Psicodinamici che possono avere un margine (seppur minimo) di opinabilità dialettica, non compensata dalla interiorizzazione della presenza di una figura di risorsa alternativa alla quotidiana ricezione degli input comportamentali, conduce ad una alienazione dal discernimento non solo delle funzioni e delle identità (tra cui quella sessuale) ma da una equipollenza di valorialità che nello sviluppo delle fasi di crescita produce un sistema oppositivo che porta dalla provocazione verso la prima figura protettiva alla sociopatia con tutti gli annessi e progressi che non raramente (se leggiamo qualche biografia criminale) portano ai disturbi di personalità con soventi derive psicotiche.
Come ogni sindrome cognitivo comportamentale infantile, anche la PAS, non ha evidenti segni nella fascia di età precedente alla preadolescenza (9-12) ma già da subito dopo si riscontrano i primi disagi e una mancanza di identificazione proiettiva con la figura altra a quella che è stata fin quel momento il carnefice e il guardiano del prigioniero; metaforicamente il prigioniero nel constatare che ogni giorno c’è il suo carceriere trova un senso di sollievo che quasi lo aliena dalla condizione e lo lega a doppio filo. Quando il carcerato poi esce il fenomeno della prigionalizzazione ovvero del non sapere vivere fuori dalla galera spesso lo porta a delinquere, molto verosimilmente la non integrazione con la figura genitoriale altra, che rappresenta l’altra parte del sociale ,non venendo integrata ,o spaventerà e quindi scaturirà quelle forme di attacco- fuga o verrà idealizzata in maniera fantastica non avendo connotati di realtà.
La PAS è il più grande dramma ed evoluzione della sindrome più nota di MUNCHAUSEN. Chi la nega è non solo un incompetente ma a parer mio anche un vero idiota.
Parlo, in questo frangente,da tecnico e spero che possa offrire la giusta riflessione anche tramite i riferimenti sopracitati.
Paolo pozzetti
Salve sono il dott. Pozzetti ed in passato ho già scritto sul sito http://www.alienazione.genitoriale.com la mia posizione a favore della realtà della PAS e sono stato segnalato all’ordine per la mia chiusa sulla articolo della correlazione tra triangolazione nella reazione familiare e alienazione per le parole “imbecille ” ed “incompetente” che evidentemente hanno scalfito la sensibilità e la suscettibilità di chi, essendo di parere diverso ha preferito proporre una mia segnalazione all’ordine piuttosto che confrontarsi culturalmente.
Ma non è questo il problema.
Nel mio articolo del 2013 oltre a citare i perché e per come della PAS che facilmente sono raggiungibili su google, aprivo a quello che era un campo che oggi sta trovando riscontro clinico e giuridico, ovvero la correlazione tra la sindrome di munchausen e l’alienazione e i danni che questa violenza per procura crea nel minore che, al momento acconsente a tutto ciò il genitore alleato crea e gli suggerisce anche per via inconscia per timori abbandoni ci ulteriori, ma che in contemporanea, e in maniera più grave e subdola per lo sviluppo, crea il Falso Se; base per molti disturbi del tanto fondamentale sia per l’esistenza della PAS che di una responsabilità civile e penale, presenza sul DSM.
ORA IO NON APRO POLEMICA MA VORREI CHE IL MIO SCRITTO VENISSE AGGIUNTO A QUELLO PRECEDENTE PROPRIO A MOSTRARE COME LA QUESTIO NON SI PONE TRA NOSOGRAFICI O MENO MA TRA CHI CONSTA DEI REATI E DANNI E CHI LI NEGA.
DENUNCIATEMI PURE, RESTO DELL’IDEA CHE OGNI MANIPOLAZIONE È UN CRIMINE MORALE, CIVILE E SOCIALE..
NESSUNO È IMBECILLE MAGARI È SOLO MIOPE DINANZI AL FUTURO DEI FIGLI