«Sono stato in Afghanistan e non ho avuto paura di nulla, ma di fronte a questa situazione mi sento impotente perché sto perdendo mio figlio». È il commento disperato di un papà separato, ufficiale dell’Aeronautica, che da un anno non riesce più ad avere un rapporto normale con il figlio. La sua è una delle tante storie di unioni che si spezzano, con genitori che finiscono con l’usare i figli per ferirsi reciprocamente. L’uomo è separato dal 2005 e per 5 anni è stato un papà affettuoso che poteva vedere il bambino, in affido condiviso con la mamma, ogni volta che voleva. Da un anno però la situazione è cambiata perché, e questa è la sua unica colpa, ha una nuova compagna dalla quale aspetta un bimbo. Ora per vedere il figlio deve chiamare i carabinieri, ma l’ex moglie non si fa trovare in casa o è lo stesso bambino che rifiuta di incontrarlo.
«Mio figlio conosce la mia nuova compagna – ci racconta -, da prima che c’innamorassimo perché era la mia vicina di casa e quando gli ho detto che stavamo insieme non ha avuto problemi ad accettarlo. Ma da quando l’ha detto alla mamma – che ha un compagno da tempo -, si è scatenato il putiferio. La mia ex ha cominciato a minacciarmi e ad insultare la mia ragazza, dicendomi che mi dovevo sbarazzare di lei oppure non avrei più rivisto mio figlio».
È stato solo l’inizio, in poche settimane il rapporto tra i due si è logorato completamente, con l’ex moglie che andava sotto casa dell’uomo e lo insultava. Ma soprattutto, con il divieto assoluto di vedere il figlio: «Sono sempre stato un padre presente, andavo a parlare con gli insegnanti, lo seguivo nello sport. Da quel momento sono stato escluso da tutto». A quel punto il militare, in partenza per una missione in Afghanistan si è rivolto ad un avvocato che lo ha consigliato di rivedere i criteri della separazione pur di rabbonire l’ex moglie:
«Sono arrivato a concederle l’affido esclusivo del mio bambino, le ho aumentato l’assegno mensile e le ho dato anche dei soldi in più. Tutto perché speravo che si calmasse».
Appena rientrato in Italia, però, l’amarissima sorpresa:
«Non riconoscevo più mio figlio che oggi mi rivolge le stesse accuse della madre, di non amarlo più visto che ho un’altra donna, che avrei dovuto evitare di avere altri figli e che cosa ne sarà della sua eredità».
Da allora quel bambino si comporta con il padre come se fosse un estraneo, si rifiuta di incontrarlo e non risponde alle sue chiamate.
«Me l’ha messo contro e io sto impazzendo perché lo amo e non posso accettare di perderlo».
L’uomo ha già denunciato tre volte l’ex compagna perché non gli consente di vedere il figlio ed è intenzionato a portarla in tribunale pur di vedere garantito questo diritto:
«Alla mia ex non importa nulla e continua a minacciarmi dicendomi che se voglio risolvere la situazione devo lasciare la mia compagna. Lo fa per colpire me, ma così fa del male a nostro figlio. Mi sento morire dentro ogni volta che lui mi respinge, non so più cosa fare per fargli capire che è tutto per me».
È un uomo davvero disperato, questo papà che piangendo mostra la foto del figlio e racconta di quando tutto andava bene. Una disperazione che nasce dal senso di impotenza di un uomo che teme che anche l’ennesima causa in tribunale non gli ridarà l’amore del figlio.
Fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/17-gennaio-2011/tormentato-dall-ex-sono-stato-guerra-mia-moglie-peggio-181272359368.shtml
Che fare in questi casi?
Primo, provare a spiegare alla madre che sta compiendo un abuso psicologico sul figlio. Se è solo una “alienatrice attiva”, riuscirà a capire ed a fermarsi. Se invece è una “alienatrice ossessionata”, cioè ormai persa nel suo odio da non capire nemmeno il male che fa al figlio, è inutile tentare di discutere ed occorre:
- Cautelarsi con registrazioni e testimoni da calunnie, anche fatte utilizzando il bambino. L’alienatrice potrebbe rivolgersi ad una di quelle associazioni che aiutano le madri separate a devastare i figli con false accuse ed a negare che la PAS è un abuso.
- Segnalare la situazione al tribunale, chiedendo l’inversione della domiciliazione o anche la revoca della potestà genitoriale della alienatrice (in tal caso deve essere adito il Tribunale dei Minorenni). Il tribunale probabilmente disporrà CTU psicologica.
- La PAS è un abuso psicologico, per cui è giusto integrare le denunce penali con quella per maltrattamento di minore, tenendo presente che questa denuncia non può essere ritirata (rendendo impraticabile una eventuale conciliazione) e non ha efficacia nel proteggere il bambino, ma solo nell’eventualmente punire la madre abusante.
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