Nel nostro Paese è in atto un dibattito riguardo la nozione di alienazione parentale, dibattito che presenta il rischio di allargarsi a derive potenzialmente fuorvianti. Esistono da un lato abbondanti evidenze riguardo l’esistenza di situazioni nelle quali un figlio o una figlia rifiuta immotivatamente un genitore sulla base di una “campagna di denigrazione” e di una programmazione, più o meno diretta, messa in atto dall’altro. Dall’altro lato viene messa in dubbio l’esistenza di una “sindrome” specifica legata a questo fenomeno. Questa negazione nasce da un presupposto corretto: ovvero, questo fenomeno non comporta di per sé un “disturbo” a carico del figlio o della figlia. L’errore di Gardner, il primo studioso a descrivere e teorizzare questo fenomeno, è stato quello di etichettarlo con il termine di “sindrome” (PAS, “Parental Alienation Syndrome”). Da ciò, negare il fenomeno stesso a partire dalla insussistenza di una specifica “sindrome” significa commettere un grossolano errore. Sarebbe come affermare che, visto che non esiste una “sindrome” riconoscibile derivante dallo stalking, lo stalking non esiste. O che poiché l’abuso sessuale non produce conseguenze sintomatiche identificabili non esiste l’abuso. Purtroppo anche alcuni giudici sono caduti in questo tranello derivante da campagne “ideologiche” di disinformazione, giungendo a sostenere che i fenomeni di esclusione di un genitore ad opera dell’altro non esistono in quanto la esistenza di una sindrome non è scientificamente dimostrata.
MAGGIOLI EDITORE
Questioni di Diritto di Famiglia 17/03/2016
ISSN 2240-4619
Leggo con interesse quanto scritto.
Ma… che dire quando non dovesse sussistere campagna denigratoria alcuna da parte dell’altro genitore, bensì ci fosse un’assoluta incapacità genitoriale dell’alienato (riconosciuta consciamente o meno dal figlio) oltre che ad una evidente percezione disturbata della realtà con conseguenti sue azioni, che portano l’alienato/a ad essere esclusivo artefice della propria condizione?
Vengono indagati a sufficienza tali casi o la discussione si ferma a stabilire sindrome sì / sindrome no?
Al di là di questo gli effetti sui minori in taluni casi sono evidenti, ma molti CTU/P sembrano troppo legati a certa letteratura nonché e alla loro immagine professionale che evidentemente ritengono avulsa da errori d’interpretazione di questo o alcun tipo.
Mi interesserebbe avere un parere in merito.
Grazie.
Ma…. La risposta non arriva per inattività del sito oppure perché non mi si vuole rispondere?
Grazie
Camerini ha pubblicato quanto qui riportato da noi sulla rivista Questioni di Diritto di Famiglia del 17/03/2016. Si tratta di una rivista di Maggioli Editore.
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